La decima puntata di “Gotha – processo agli invisibili” racconta la storia di Scopelliti, unico protagonista non indagato né imputato. Relazioni, intrighi, tradimenti, manovre: così nasceva il modello Reggio all’ombra di Paolo Romeo (ma quasi nessuno ne era consapevole)
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Anno 1990. Mentre l’Italia sogna con le notti magiche del mondiale di calcio a Reggio Calabria un giovane e rampante politico assume il suo primo incarico di rilievo divenendo segretario provinciale del Fronte della Gioventù. È l’inizio di una folgorante carriera politica che lo porta, solo tre anni dopo, a ricoprire la poltrona di segretario nazionale del movimento. Un predestinato, insomma. È sindaco di Reggio Calabria e presidente della Regione. Poi un’inchiesta giudiziaria, il cosiddetto “caso Fallara”, spezza il suo sogno politico, portandolo alla condanna a 4 anni e 7 mesi di reclusione. Ne sconta una parte in detenzione, per poi scrivere un libro, “Io sono libero”, narrando come l’esperienza del carcere lo abbia cambiato e forgiato. Si tratta, com’è facile immaginare, di Giuseppe Scopelliti, protagonista della decima puntata del podcast “Gotha – processo agli invisibili”. È l’unico personaggio a cui viene dedicata una puntata che non sia indagato né imputato nel processo. Il perché è presto detto: la sua storia politica s’incrocia pericolosamente con quella di diversi protagonisti del procedimento arrivato alla sentenza di primo grado.
IL PODCAST - Gotha, processo agli invisibili
La puntata dedicata a Scopelliti si articolerà in tre parti che consentiranno di ricostruire la sua ascesa politica. Nella prima sarà affrontato l’esordio sulla scena elettorale, sin dall’anno 2000, quando diviene consigliere regionale. Quell’elezione diventa d’interesse investigativo a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nino Fiume, intraneo alla cosca De Stefano, il quale afferma di aver sostenuto elettoralmente Scopelliti. «I De Stefano – scrivono i giudici nella sentenza – autorizzavano Fiume a sostenere Scopelliti senza spendita del nome della famiglia De Stefano». In realtà, questi ultimi, «pur non esponendosi, approvavano l’appoggio elettorale che Fiume avrebbe dato a Scopelliti, pescando voti in un bacino elettorale che corrispondeva, di fatto, a quello dei De Stefano».
La sentenza ricostruisce anche un incontro che avvenne personalmente tra Scopelliti e Giuseppe De Stefano, esponente di vertice massimo della cosca di Archi, al circolo del tennis “Polimeni” di Reggio Calabria. Anche Giorgio De Stefano, rimarca il Tribunale, dava la sua “benedizione” al sostegno elettorale di Giuseppe Scopelliti, ma sempre con la raccomandazione che la famiglia De Stefano non venisse esposta in prima linea, e non risultasse schierata.
La puntata passerà attraverso gli anni segnati dalla morte di Italo Falcomatà, sindaco della “primavera di Reggio” e la sua successione. La sfida tra Naccari e Scopelliti per Palazzo San Giorgio e la discesa in campo dell’avvocato Paolo Romeo a sostegno proprio di Scopelliti, sebbene – emerge dalle intercettazioni del “caso Reggio” – l’ex parlamentare ritenuto al vertice della cupola massonico-mafiosa non nutrisse particolare stima nei riguardi di Scopelliti. Emergono manovre tese ad ostacolare Naccari, ritenuto più “efficiente”. Attività che portano poi all’elezione di Scopelliti.
Frattanto, arriva il pentimento di Nino Fiume ed è proprio in questo contesto che viene captata l’intercettazione dove, per la prima volta, si parla di “massoneria segreta”.
A giudizio del Tribunale, l’eterodirezione di Scopelliti prosegue anche dopo la sua elezione, con la composizione della Giunta e del Consiglio. Romeo mette in atto una serie di iniziative tese ad ostacolare in tutti i modi Scopelliti. Favorisce la creazione di una fronda interna attraverso cui controllare il sindaco e non esita a definirlo un “cane di mandria” che, scrivono i giudici, «aveva il compito, in senso eufemistico, di garantire lungo un percorso da altri tracciato l’aggregazione del gruppo, che poteva essere assicurato solo ove, nel disegno del Romeo, il candidato a sindaco avesse assecondato le scelte determinate non certo dal gruppo, perché la mandria non sceglie il suo percorso, ma da altri, il pastore, che nel caso di specie era lo stesso Romeo ed il sistema da lui stesso perpetuato». Per il presidente del collegio, Silvia Capone, «è pertanto evidente che tra Romeo e Scopelliti non vi fosse stata alcuna complicità in occasione delle elezioni del 2002. Deve escludersi, ed è impensabile, che Scopelliti fosse all’oscuro dell’attività di Paolo Romeo, troppi erano gli uomini politici dello stesso partito e di movimenti collegati mossi dal Romeo perché nella campagna elettorale della provincia di modeste dimensioni qual è Reggio Calabria lo Scopelliti non ne fosse a conoscenza».
La puntata del podcast, in questa sua prima parte, offrirà uno spaccato di quegli anni con estratti di intercettazioni originali che testimoniano cosa avvenne. Aprendo lo spazio alla seconda parte della puntata, partendo dall’evento che cambierà per sempre il corso degli eventi: il tritolo a Palazzo San Giorgio.