La sua storia non è un’eccezione. È la prova che il talento c’è. Che il Sud può generare futuro e che la Calabria non è solo luogo di partenze, ma terra di visione e ambizione
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C’è una storia che parte dalla Calabria e arriva dritta al cuore della rivoluzione più importante del nostro tempo. È la storia di Stefano Mancuso, calabrese, oggi protagonista a livello internazionale nel mondo dell’intelligenza artificiale. Un professionista che lavora tra Italia, Stati Uniti e Dubai. Un visionario che sta contribuendo a cambiare il modo in cui il mondo vive, pensa, decide.
Il suo nome è al centro di un progetto che vale 2,5 miliardi di dollari: Maia, un sistema di intelligenza artificiale avanzata, frutto dell’alleanza tra My Aion Inc. e Bold Technologies. Un’iniziativa che non riguarda solo la tecnologia, ma il nostro futuro quotidiano. Perché Maia non è un software, è un cervello artificiale. Ragiona, comprende, si adatta. Ottimizza i processi. Migliora la vita delle persone.
Ad Abu Dhabi stanno già costruendo le prime Città Cognitive grazie a Maia: luoghi dove l’AI non è solo un supporto, ma un interlocutore intelligente, capace di interagire con l’ambiente urbano e con i cittadini, semplificando l’accesso a servizi, informazioni, soluzioni. Un sogno? No. Una realtà in costruzione. E dentro questa realtà c’è un calabrese.
Ed è qui la lezione che dobbiamo raccogliere. Stefano Mancuso non è un’eccezione. È la prova che il talento c’è. Che il Sud può generare futuro. Che la Calabria non è solo luogo di partenze, ma terra di visione, intelligenza e ambizione.
Per decenni abbiamo pensato che l’innovazione fosse una faccenda d’altri. Che la tecnologia abitasse altrove. Che i protagonisti avessero altri accenti. Ora è tempo di cambiare narrazione. E anche mentalità. Non basta più lamentarsi che il treno passa altrove. Bisogna iniziare a costruire i binari.
Maia ci insegna che la potenza non è nulla senza intelligenza. E Stefano Mancuso ci insegna che il coraggio, l’idea e la competenza possono nascere qui, crescere nel mondo e tornare come esempio.
Ai giovani calabresi diciamo: studiate, osate, partite se serve — ma con l’idea di lasciare un segno, non solo un biglietto di sola andata. La Calabria non ha bisogno solo di sogni, ma di chi li realizza.
A chi abita e a chi governa questa terra, oggi più che mai, chiediamo una sola cosa: non sprecate questo esempio. Perché il futuro, questa volta, parla con accento calabrese.