“Dialogare, comunicare, agire insieme”. Uno dei passaggi chiave dell’articolato messaggio di fine anno dell’editore Domenico Maduli rappresenta, da sé, un manifesto: dialogare per conoscersi; comunicare per capirsi; agire insieme per cambiare.

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I mali della nostra terra sono noti. E il nostro Network li racconta – deve farlo – ogni giorno. Ma in apertura del 2023, l’anno che vorremmo fosse quello della svolta attesa da tanti lustri, vogliamo sognare a occhi aperti e spenderci per alimentare la forza pulsante d’una Calabria che non t’aspetti. La ‘ndrangheta arcaica verrà sconfitta con la cultura, quella moderna dei colletti bianchi con lo sviluppo e l’affrancamento dal bisogno; la corruzione con il benessere sociale. E allora, è piuttosto semplice capire di cosa abbia davvero bisogno la Calabria: di cultura, sviluppo, benessere sociale.

La nostra terra è ricca di uomini e donne che sono scrigno di cultura, hanno idee concrete per innescare processi di sviluppo, sanno produrre ricchezza che si traduce in benessere sociale. Ed è per questo che, dopo averli scovati, ciclicamente raccontiamo le loro storie per stimolare reazioni a catena. Lo scopo di questa scelta strategico-editoriale è duplice: consentire che si inneschino meccanismi virtuosi e stimolare, indirettamente, la politica. Le scelte che determinano il bene (o il male) della Calabria sono sempre riconducibili alla politica che si fa istituzione e che, quindi, decide.

Tutte giuste le decisioni adottate sin qui dal nuovo governo regionale? Lo dirà il tempo. Ma a giudicare dalle reazioni forti degli specialisti di settore registrate attorno ai grandi temi qualche perplessità, per ora, rimane. Procedendo in estrema sintesi per macro aree: sono arrivati i medici cubani, viva i medici cubani. Ma questo è solo il primo contingente o la partita si chiude qui? Non è ancora molto chiaro. Risorse idriche e rifiuti: i sindaci ascoltano le proposte dei tecnici ma storcono il naso chiedendo lumi su costi e servizi. Partita chiusa? No, sembra solo l’inizio. Infrastrutture e trasporti: “106” finanziata con 3 miliardi spalmati su 15 anni (per ultimarla servirebbe più del doppio della cifra prevista) e attenzione mediatica dirottata sul Ponte delle meraviglie, che aiuterà tanti a fantasticare per chissà quanto altro tempo ancora. E poi le incognite del rigassificatore a Gioia Tauro, del raddoppio (fallito) del termovalorizzatore, della promozione turistica della regione, delle politiche di supporto al lavoro, del sostegno alle grandi, medie e piccole imprese.

Roberto Occhiuto, in sé, è uomo di grandissima esperienza politica. Ma, nei fatti, è alla sua prima vera sfida amministrativa: stavolta è lui l’uomo solo al comando. Ha intrecciato negli anni relazioni politiche primarie, che adesso è il momento di mettere a frutto; ma comunicare semplicemente le proprie idee rivoluzionare e innovative non basterà a tradurre il pensiero in azione. Anche all’Occhiuto presidente di Regione, non al politico, servono alleanze di sistema. E quale sistema? Il sistema di interconnessione tra le Università e la ricerca (fucina di giovani intelletti fuggiti e non ancora rientrati), imprese, sindacati, terzo settore e forze sociali in genere, mondi che possono essere collegati tra loro soltanto se, così come sollecitava il nostro editore Domenico Maduli, verranno lanciati segnali forti a coloro i quali (e sono tanti) «vogliono costruire un futuro diverso e sentirsi coinvolti nei processi di cambiamento». 

La rotta che il nostro Network – che potrebbe bastare (e badare) a se stesso – intende seguire nel 2023 sarà proprio questa: rafforzare il legame con le istituzioni e le varie articolazioni dello Stato che ha saputo riconoscere nei giornalisti, nei tecnici e nei dipendenti di questo Gruppo leali e validi alleati. La nostra partita sarà dunque questa, perché a dettarci l’agenda resteranno i milioni di utenti calabresi (disseminati per la regione e il mondo) che mese dopo mese scelgono la nostra informazione per conoscere e proporre, confermandoci una fiducia che non tradiremo mai. A loro continueremo a rendere conto del nostro operato nella consapevolezza che per scardinare gli steccati sociali e azzerare definitivamente le distanze tra primi e ultimi sarà necessario porsi in cerchio e prendersi per mano.