Lo scalo commerciale di Gioia Tauro è il migliore d'Europa per posizione geografica. Eppure quello di Rotterdam domina grazie al Partito unico del Nord che affossa la realtà calabrese per favorire i meno performanti scali di Trieste e Genova (ASCOLTA L'AUDIO)
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C'è una sola ragione per cui il principale “porto del Mediterraneo” debba stare in Olanda?
L’Olanda ha meno abitanti del Mezzogiorno (17 milioni, contro una ventina), ma il triplo del prodotto interno lordo (900 miliardi di euro, contro 300). La chiave del successo olandese è il porto di Rotterdam, che da solo muove più merci di tutti quelli italiani messi insieme, dà lavoro a circa 400mila persone direttamente e, per le attività connesse (e altro, vedi le tasse mini), ha indotto 13mila multinazionali a trasferirsi o aprire proprie sedi in Olanda, creando un milione di posti di lavoro di altissimo livello.
La Calabria ha il porto più comodo d'Europa, per intercettare il traffico marittimo che attraversa il Mediterraneo; la gestione è affidata alla MSC di Gianluigi Aponte, il miglior armatore che ci si possa augurare, un gigante mondiale, oltre 400 navi portacontainer; a parte le compagnie di crociera e le linee di collegamento con le isole.
C'è una sola ragione per cui la Calabria debba tollerare, per imposizione del partito unico del Nord, Pun (dalla Lega al Pd) e incapacità della classe dirigente locale a fare squadra, l'esclusione di Gioia Tauro da quelli italiani che saranno toccati dalle “rotte della seta”, destinate solo ai due porti più lontani, Genova e Trieste?
Quello calabrese è l'unico porto in Italia con fondali per l'attracco di supernavi che trasportano tanti container da riempire cento treni lunghi (sono i canoni attuali) 750 metri l'uno, l'equivalente di un convoglio lungo 75 chilometri; mentre per dar la stessa possibilità a Genova dobbiamo spendere un paio di miliarduzzi e Trieste (l'altro porto privilegiato per le rotte della seta, a esclusione di tutti quelli del Sud) non potrà, per angustia territoriale, avere treni più lunghi di 650 metri; a differenza di Gioia Tauro, poi, Genova e Trieste non hanno spazi retro-portuali per consentire estensione delle banchine, alle spalle hanno le montagne, non la Piana.
Allora, c'è una ragione per cui tutti i partiti e i governi, a cominciare dai parlamentari del Sud, ci prendono in giro da mezzo secolo per il Ponte sullo Stretto che si fa, non si fa, si fa, anzi si nomina una commissione che indaghi su cosa hanno fatto le commissioni nominate nei decenni precedenti, oltre a ridere di noi? È la stessa ragione per cui le navi cinesi devono passare dinanzi a Gioia Tauro, Corigliano Rossano, Taranto, Brindisi, Bari, Gela, Augusta, Porto Empedocle, Catania, Palermo, Siracusa, Messina, Trapani, Salerno, Napoli, per scaricare solo a Genova e Triste che o non hanno i fondali o non hanno lo spazio o né gli uni né l'altro, ma i poteri giusti dalla loro parte?
C'è una sola ragione per cui i calabresi debbano tollerare di essere presi a pesci in faccia, vedere i loro figli emigrare dopo aver studiato, con genitori a contare le fette di pane, e la regione più povera d'Italia ulteriormente impoverita per arricchire ancora di più il Nord ricco a spese nostre?
C'è una sola ragione per cui la classe dirigente calabrese in particolare e meridionale in genere debba accettare un insulto e un danno tali? E i calabresi subire la sudditanza della loro classe dirigente a quella nazionale, tanto da ingoiare rospi di dimensioni storiche?
Tutti da buttare, senza nerbo, dignità e carattere? Sarebbe facile cavarsela così. Certo, c'è anche questo e forse è il motivo principale; ma questo adeguarsi tacendo al peggio per se stessi viene da una infinita serie di sconfitte, imposizioni, educazione alla minorità costruita dallo Stato unitario a danno del Sud. Alla fine (spiega la psicologia sociale per le comunità e la psicologia per i singoli), ci si adegua. In questo universo, ogni azione avviene con la minore spendita possibile di energia (è una legge fisica: sono gli elettroni delle orbite più esterne a esser coinvolti nelle reazioni chimiche). Dopo tante sconfitte, umiliazioni, rinunce, accettare il ruolo perdente costa meno che opporvisi per cambiarlo. O ci si convince che è così.
Ma non è così. Perché, se uno dice che non deve essere così, e poi un altro, e poi un altro, e poi... Per impedirlo, i perdenti vengono divisi e messi uno contro l'altro: si sconfiggono da soli.
Ma proviamo a immaginare se fosse accaduto il contrario e camion provenienti dal Nord Europa per sbarcare i loro container su navi dirette in Africa e in Medio Oriente avessero dovuto percorrere tutta l'Italia, passando davanti a tutti i porti del Nord e del Centro, per scaricare a Gioia Tauro. Vi immaginate gli strilli del Pun, partito unico del Nord (Lega-Fratelli d'Italia-Forza Italia-Italia viva-Pd), più i rappresentanti dei sindacati locali, i sindaci, i presidenti di Regione, i “liberi intellettuali”, Confindustria, i giornali con editorialisti docenti di “ti spiego perché ai terroni no”, le interrogazioni parlamentari, le sfilate di amministratori con fascia tricolore e facciuzza indignata e dichiarazioni di ministri padani pronti a portare “il grido di dolore” del Nord tradito, nella prossima riunione di governo; i parlamentari a produrre proposte di legge per sanare il “vulnus” (latino, significa: cazzi nostri); gli ambientalisti di complemento a spiegare quanto inquinano in più tutti quei camion che potrebbero imbarcare a Genova e Trieste (trascurando che le navi fanno in mare quello che i camion fanno in autostrada), i convegni con “l'esperto 'ndernescional”?
Insomma, devo ricordare cosa succede quando Milano vuole le Olimpiadi invernali, manco avesse le Alpi fra piazza san Babila e via Montenapoleone? O l'Expo “per far grande l'Italia”, ma i soldi vanno dall'Italia solo a Milano e l'Expo “è un successo”, pure se quella del custode è l'unica auto nel mega parcheggio che fa quasi provincia, attrezzato per ospitare le inondazioni di macchine, pullman, camper di visitatori che non si sono visti? O cosa succede quando vuole che “l'aeroporto della Lega”, Malpensa, diventi il primo d'Italia, rubando il traffico a quello di Roma e pretendendo che l'Alitalia si trasferisca in Lombardia, “a costo di far fallire la compagnia” (come infatti avvenne)? O quando Genova vuole i soldi del devastante, inutile Terzo Valico e vedi tutte le “autorità” sfilare compatte, quale che sia l'appartenenza politica, tutti d'accordo, dalla Lega al Pd?
Vedremo mai la classe dirigente calabrese, terrona, far blocco unico per dare lavoro e futuro alla propria terra e alle nuove generazioni e ottenere rispetto dal resto del Paese, dai governi, dal sistema di potere nazional-razzista?
E c'è una ragione per cui l'Italia non deve far diventare ricchezza la fortuna di essere un unico molo ficcato a metà del Mediterraneo, tanto da poterlo dominare con la sua posizione (in passato è avvenuto, sapete? L'ho letto nei libri di storia) e, con in Ponte sullo Stretto e una rete ferroviaria ad alta capacità di collegamento, mettere in rete i porti del Sud, il che porterebbe maggiore traffico anche a quello del Nord?
Ma se dici che non c'è più tempo per giocare a far fallire i progetti di sinistra, perché sei di destra e quelli di destra se sei di sinistra, persino se il progetto è lo stesso, ti dicono che ti sei venduto: alla fiera delle stupidaggini, primo premio a Luigi de Magistris, che per questi ragionamenti mi chiama “voltagabbana” e ci vede la prova che “il sistema” (boom!) era già d'accordo a fargli perdere le elezioni in Calabria. Devo dargli un dolore, sia forte: il mondo non gira attorno a lui, qui si parla di cosine un po' più serie: di due milioni di emigrati da Sud e del dovere di tutti di non sprecare lavoro e futuro (e poi: non è che se si vince ha vinto lui e se perde, sono stati cattivi gli altri. Quando non si riesce a vincere, almeno si impari a perdere).
Capito perché il Sud sta nel materiale in cui sta? Se prendete un mio libro di 11 anni fa (Terroni) e il più recente (Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese), ci trovate esposto lo stesso concetto e talvolta, persino la stessa frase: il treno per Matera non ha colore politico, ma né la destra, né la sinistra lo hanno ottenuto, mentre a Genova, a Milano, poi magari litigano per la spartizione del bottino, ma a prenderselo vanno uniti. E se non lo fanno, la gente se li magna!
Magari lo facessero anche al Sud, in Calabria, per il porto di Gioia Tauro, quello di Corigliano-Rossano, per il Ponte sullo Stretto. Poi si scannino per quanti posti assegnare ai galoppini elettorali di destra e di sinistra, ma spartendosi la polpa che faccia restare o tornare i giovani, non la fame che li costringe a partire!