Dopo il servizio di Report, l’assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Federica Roccisano, è al centro di una feroce tempesta mediatica. La Roccisano ha fatto certamente degli errori nella gestione della comunicazione con i giornalisti di Report. E’ stata ingenua? Sicuramente si. E’ stata maldestra nelle risposte? Certamente si.

 

Insomma non vi è dubbio che la Roccisano abbia fatto una serie di errori, alcuni marchiani, come quello di credere, per esempio, che la troupe di Report, la quale vive di agguati mediatici, potesse aver spento la telecamera per consentire al “politico” di acquisire tutte le informazioni di cui aveva bisogno per essere precisa nella risposte.

 

I giornalisti di Report non si sono mai distinti per tenerezza nei confronti della politica, dunque, hanno fatto il loro mestiere, si può essere d’accordo o meno con la loro impostazione, si possono condividere o meno i loro metodi, ma se accetti di farti intervistare da una troupe della Gabanelli devi sapere a cosa vai incontro. Finanche sulla vicenda dei 550 mila euro ritornati indietro non si è riusciti a dire una parola di chiarezza, ovvero che, quei fondi sono di competenza del 2014 e non riconducibili alla sua gestione ma alla precedente compagine amministrativa.

 

L’ingenuità della Roccisano si è manifestata soprattutto su questo aspetto. D’altronde, il tema era sensibile e delicato: mancata assistenza a studenti disabili della provincia di Catanzaro. Questo servizio, infatti, dal primo gennaio del 2016, è passato di competenza dalle Province alla Regioni. Or dunque, a parte la Gabanelli, Report e tutti gli scatenati commentatori della rete, appare chiaro che in questo passaggio di competenze tra la sola Provincia di Catanzaro e la Regione, si sia creato un corto circuito.

 

A quanto ne sappiamo non si sono registrati disservizi nelle altre province. Tuttavia le responsabilità della Provincia per tale corto circuito, con abilità, il presidente dell’ente di Catanzaro, Enzo Bruno, almeno di fronte alla troupe di Report, è riuscito a schivarle tutte, scaricando velocemente le responsabilità all’assessore regionale. La “caccia” al capro espiatorio alla fine ha trovato la sua preda: Federica Roccisano.

 

La giovane assessora di fronte alle domande incalzanti del giornalista, ha chiamato tal “Pietro”, un burocrate della Regione, chiedendo lumi sul fatto specifico. Il funzionario nel sottolineare l’ineccepibilità del fatto che le competenze fossero della Regione a decorrere dal 1 gennaio di quest’anno, non è stato però in grado di rispondere alla domanda dell’assessore, né di spiegare ai giornalisti di Report il perché non fosse partito il servizio di assistenza agli studenti disabili della provincia di Catanzaro. Una vicenda assai curiosa, se si pensa che, molto probabilmente, la responsabilità di quel servizio magari doveva essere proprio in capo a quello stesso funzionario. 

 

Errore o meno della Roccisano, dunque, il dramma della Regione e del Paese sta tutto di fronte all’atteggiamento “paraculista” di quel tipo di burocrate, uno dei tanti, uno dei molti che, palleggiandosi responsabilità e nascondendosi dietro missive e contro missive, sta affossando la credibilità delle istituzioni calabresi e italiane e sta rendendo la vita un inferno ai cittadini di questa sventurata "Repubblica delle banane".

 

A questo punto viene da chiedersi: si vuole distruggere la Roccisano per questo problema? Si vuole cacciare questa giovane assessora che sta facendo il possibile in una terra difficile e complicata come quella calabrese addossandogli la responsabilità della malattia del sistema?

 

Oppure vogliamo punire la Roccisano per i limiti e gli errori della giunta Oliverio? E ancora, vogliamo addebitare alla Roccisano l’incapacità della politica a varare qualsiasi riforma in grado di cambiare la Regione Calabria? Ecce homo, anzi, ecce donna, ecco a voi il capro espiatorio pronto e confezionato per la sete di sangue di malpancisti, populisti, fegatosi della rete e tutta la loro galassia politica e sociale.

 

Scusateci, noi non ci iscriviamo alla moda dell’inseguimento delle solite trite e ritrite gogne mediatiche, no, non seguiamo il vento del populismo antipolitico, spesso strumentale a disegni politici preordinati.

 

Anzi, siccome siamo convinti che in politica come nell’informazione nulla è neutro, dunque, ci chiediamo ancora: chi vuole la testa della Roccisano? Non siamo così ingenui per non percepire che l’incidente mediatico nel quale è incorsa la giovane assessora del Reggino, si incrocia con le indiscrezioni che circolano nei corridoi e nei bassifondi della politica da mesi, e cioè che, Federica Roccisano, potrebbe essere rimossa per far posto a qualcuno più funzionale agli equilibri della provincia di Reggio Calabria. Fantasie giornalistiche? Può darsi.

 

Ma guarda caso nella fabbrica tritacarne di Report finisce proprio lei e per una gaffe di comunicazione, mentre coloro i quali hanno la maggiore responsabilità nella mancata riforma del sistema tramano nell’ombra.


Pasquale Motta