Il sindaco di Cosenza e aspirante governatore della Calabria ritiene criminogeno che i giornalisti svolgano liberamente il loro mestiere. In un comunicato ha attaccato la nostra testata facendo affermazioni false e pesanti. La risposta del direttore di Lacnews24.it è durissima
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Mario Occhiuto deve aver perso definitivamente la testa se è arrivato al punto di diffondere un comunicato come quello inviato alla stampa locale contro la nostra testata. La litania è sempre la stessa: «Il network di laC mi attacca per un contezioso da 1.5 milioni di euro, tra la Pubbliemme e il Comune di Cosenza». L’occasione del nuovo attacco sarebbe il presunto respingimento della Corte d’Appello di Catanzaro di un ricorso presentato dalla stessa Pubbliemme su questa presunta pendenza, conseguenza di una sentenza di primo grado. Nel merito di questo ricorso ci torneremo dopo. Restiamo, invece, nel contesto del delirante ragionamento del sindaco di Cosenza, il quale sostiene che ci sarebbe un nesso tra la linea editoriale assunta da Lacnews24 e il contenzioso in questione. L’accusa di Occhiuto, inoltre, si spinge oltre e arriva ad affermare che il network di LaC costruirebbe fake news per danneggiare la sua immagine politica (sic).
Mario Occhiuto, dovrebbe essere un po’ più prudente nel fare affermazioni così gravi. I giornalisti e tutta la redazione di Lacnews24, infatti, sono professionisti seri dalla specchiata moralità, i quali, ogni giorno, svolgono la propria professione con scrupolo e coscienza e, soprattutto, in assoluta libertà e indipendenza. Ciò, grazie alla visione lungimirante del nostro editore. Pubbliemme, semmai, sta pagando il prezzo e le rappresaglie di un sindaco che guida il Comune come una sorta di “cosa nostra”. Come potrebbe definirsi diversamente, la posizione di un primo cittadino che considera il contenzioso tra un ente pubblico e un’azienda come un fatto personale? Evidentemente, Mario Occhiuto, aspirante governatore della Calabria, ritiene criminogeno che i giornalisti svolgano liberamente il loro mestiere. Un atteggiamento, tra l’altro, confermato da alcuni messaggi che abbiamo avuto modo di visionare, nei quali il sindaco Occhiuto invitava, in un altro contesto temporale, di attuare campagne di stampa contro i suoi avversari politici.
Una tale visione ritiene che le testate siano uno strumento di killeraggio politico e mediatico. Veramente una bella concezione per un politico che in passato ha fatto anche l’editore. Evidentemente Occhiuto pensa che le testate servano a colpire gli avversari politici, almeno quei messaggi provano ciò. Comunque, se Occhiuto lo riterrà, siamo pronti a leggere quei messaggi insieme a lui in diretta televisiva e spiegherà a noi ma soprattutto ai calabresi, cosa intende per libertà di stampa. Il profilo dell’aspirante governatore della Calabria che ne verrebbe fuori, siamo certi, sarebbe inquietante.
Si rassegni, dunque, il sindaco Occhiuto: la redazione del network laC, non ha sicuramente il profilo di quelle testate killer, né tanto meno di quelle che scodinzolano ai suoi piedi, magari per una manciata di euro, elargiti nei meandri della pubblica amministrazione. A questo punto però, ci chiediamo e chiediamo a colui che vorrebbe trasferire il modello del suo municipio alla Regione che, tra l’altro, secondo quanto certificato dalla Corte dei conti, ha portato al fallimento: quali sarebbero queste fake news che LaC e Lacnews24 avrebbero costruito per danneggiare la sua immagine? Proviamo ad analizzarle una per una.
È forse una fake news il fatto che Mario Occhiuto risulti indagato dalla Procura della Repubblica di Roma per riciclaggio e associazione a delinquere trasnazionale?
È forse una fake news che il sindaco di Cosenza sia indagato per abuso di ufficio e peculato insieme ad un suo ex collaboratore, Giuseppe Cirò, il quale oggi lo chiama in correità?
È una fake news il fatto che Mario Occhiuto sia imputato insieme a Mario Oliverio e Nicola Adamo nell’inchiesta su appalti truccati denominata “passepartout”?
È una fake news il fatto che il sindaco di Cosenza sia indagato per bancarotta fraudolenta nell'ambito della vicenda del fallimento della Ofin, società di cui è stato amministratore, insieme alla sorella Annunziata Occhiuto e a Carmine Potestio, già capo di gabinetto di Palazzo dei Bruzi durante la consiliatura 2011-2016?
È una fake news il dissesto finanziario di centinaia di milioni di euro che la Corte dei Conti ha certificato sotto la sua gestione?
Noi abbiamo dato notizie. Niente di più che notizie, le quali non sono certamente frutto della nostra fantasia o costruzioni di fake news, come sostiene Occhiuto nella suo delirante aggressione contro il nostro network. Nel nostro editorialismo siamo semplicemente stati più realisti del Re, allorquando, fin da subito, abbiamo sostenuto che la pesante situazione giudiziaria sarebbe stata un ostacolo alla pretesa, da parte del sindaco di Cosenza, di ricevere la nomination quale candidato unitario del centrodestra alla presidenza della Regione Calabria. In sostanza, abbiamo fatto quello che fanno tutte le testate giornalistiche e libere del mondo: abbiamo esaminato la fase politica in maniera oggettiva. Analisi e previsioni tutte confermate dai fatti.
I veti della Lega sul nome di Occhiuto sono forse anch’esse fake news? La candidatura di Wanda Ferro a presidente per FdI, è una fake news? Il silenzio di tanti autorevoli personaggi e personalità della stessa Forza Italia sulla candidatura di Occhiuto, che da queste colonne abbiamo evidenziato, è una fake news? Basterebbe quanto affermato fino ad ora, dunque, per smontare la gigantesca montagna di sciocchezze fin qui sostenute dal sindaco di Cosenza. E tuttavia, alcune affermazioni contenute nella nota stampa sicuramente andranno valutate anche sotto il profilo penale. Soprattutto quando si accenna all’inchiesta della GdF sul comune di Vibo Valentia. Un accostamento che certamente i legali della Pubbliemme sapranno rilevare, considerate le menzogne e le allusioni in esso contenute.
Infine, ritorniamo sulla vicenda del pronunciamento della Corte d’Appello di Catanzaro, della quale, evidentemente, il sindaco di Cosenza dà una versione con la stessa onestà dei giocatori di tre carte nelle fiere di bestiame. Sulla vicenda, infatti, è importante considerare che la decisione in questione che riguarda la Pubbliemme non entra nel merito del contezioso, anzi, non ne fa alcun cenno e, tra l’altro, non tiene conto della riproponibilità della istanza di inibitoria al momento in cui dovessero iniziare le operazioni di recupero. A Pubbliemme, allo stato, dunque, non è stato dato torto da nessuno. L’istanza valutata dalla Corte, è una declaratoria di inammissibilità e non un rigetto. Il merito della questione sarà discusso, invece, nell’udienza già fissata per il 28 gennaio del 2020.
Quella di Occhiuto, dunque, è semplicemente una strumentalizzazione mediatica spregiudicata, il tentativo con il quale si tenta di forzare e distorcere a fini politici l’operato del Collegio di Corte d’Appello e la sua decisione. Una posizione che mal si concilia con le dichiarazioni di “rispetto della Magistratura, tanto decantate dallo stesso Occhiuto nel comunicato stampa in questione”. Questa volta il sindaco di Cosenza ha veramente perso la testa, forse, a causa degli sganassoni della Lega, la quale ha sostenuto chiaramente - l’ultima presa di posizione è di ieri sera - che la Calabria deve andare oltre gli Occhiuto. Difficile, a questo punto, non trovarsi d’accordo con questo auspicio.
Pasquale Motta