Purtroppo per l’editore-direttore del Corriere della Calabria Paola Militano, il nostro editore non risulta indagato in nessuna delle inchieste citate nella loro velenosa narrazione, dove sono costretti a sottolinearlo più volte. Dimenticando di dire però che il nostro editore ha denunciato i vertici dei Piscopisani e si è costituito parte civile nel processo a loro carico. Il resto sono solo rancorose illazioni
Tutti gli articoli di Editoriali
PHOTO
Poche ore fa, l’editore del Corriere della Calabria Paola Militano e il giornalista Pablo Petrasso, firma della stessa testata, hanno scritto una pessima pagina di giornalismo calabrese, un pezzo intriso di risentimento velenoso contro il nostro editore. Il titolo: “Quando il capo di Pubbliemme sponsorizzava il politico del clan di Piscopio”.
A leggere il pezzo la domanda che sorge spontanea è la seguente: è una intimidazione? La forma è quella. Parlare di intercettazioni, dove conviene, riferire di legami spiegati attraverso mezze frasi e ben manipolate, significa una sola cosa: tentare di intimidire oppure, ancora peggio, tentare di infangare l’immagine di un imprenditore e di un intero gruppo societario per il quale parlano i fatti e, soprattutto, la linea editoriale delle testate del gruppo.
Il resto è fuffa, calunniosa e velenosa. E, d’altronde, è la stessa Paola Militano, a confermare la propria fuffa velenosa quando più volte nel corso del pezzo, mentre dialetticamente si arrampica sugli spezzoni di atti giudiziari di sei anni fa, è costretta a sottolineare che Domenico Maduli non è indagato. Tutto ciò, nel ridicolo tentativo di rendere realistiche quelle che, invece, altro non sono che interpretazioni in malafede di atti giudiziari privi di qualsiasi valore civile e penale.
E già, purtroppo per la Militano, il nostro editore, non risulta indagato in nessuna delle inchieste citate, eppure, nonostante la Militano e il suo giornalista siano costretti a sottolinearlo più volte, sembrano dimenticarlo però, quando declinano la loro velenosa narrazione e interpretazione di fatti inesistenti. Ma c’è di più!
Mentre nella narrazione del delirante pezzo non sono assolutamente in condizione di citare fatti a sostegno della loro tesi, preferiscono omettere invece, chiaramente in malafede, elementi importanti avvenuti successivamente alle date citate nelle loro squallide narrazioni.
L’imprenditore, nella ricostruzione velenosa della Militano, viene citato per fatti che «risalgono al 2014». Vicino «al clan».
Peccato che la verità dei fatti e degli atti, raccontino, invece, un’altra verità: quella di un imprenditore, che, già all’inizio della sua carriera - in una provincia segnata dall’omertà - denunciò le richieste estorsive e le intimidazioni a cui era sottoposto. Il procedimento si chiamava “The Goodfellas” e per la prima volta fu colpito il gruppo di Andrea Mantella, il cui pentimento, anni dopo, segnò una svolta forse epocale.
Paola Militano e il suo giornalista dimenticano altresì di sottolineare che, sempre il nostro editore, è soprattutto l’imprenditore che oggi è parte civile nel processo proprio contro il clan dei Piscopisani: chiamato a deporre davanti alla Squadra mobile di Catanzaro, ha denunciato i vertici dei Piscopisani. Altro che «ritenuto vicino alla cosca ...».
Questi sono fatti. Questi sono atti che hanno avuto valenza giudiziaria. Certamente non ha nessuna valenza la fuffa velenosa e calunniosa di cui trasudano le parole dell’editore-direttore Paola Militano e del suo giornalista. Ma, evidentemente, per questa signora, per i suoi oscuri obiettivi, vale molto di più la telefonata con l’imprenditore Mario Loriggio, all’epoca dei fatti incensurato, che una coraggiosa testimonianza resa contro alcuni tra i mafiosi più sanguinari d’Italia.
Se Paola Militano dall’indagine del secolo, milioni di pagine, 400 indagati, tutto quello che riesce a tirare fuori è una intercettazione del 2014 fra due imprenditori, smentita da fatti e azioni successive, vuol dire che l’attuale direttore-editore del Corriere della Calabria è caduta proprio in basso.
Nel nostro network i contenuti sono prodotti da valenti giornalisti, i pezzi hanno degli autori, i quali scrivono dopo aver riscontrato atti e fatti, nel nostro gruppo il giornalismo è esercitato dai giornalisti e non dall’editore, esattamente l’opposto di quello che ha fatto l’editore-direttore Paola Militano che in maniera inusuale ha messo la sua firma ad un pezzo di fuffa giornalistica velenosa e calunniosa basato sul nulla e che tenta di distorcere fatti e vicende conclamate con evidenti secondi fini. Ribadiamo: una pessima e vergognosa pagina di giornalismo.
Una pessima e vergognosa pagina di editoria a cui seguiranno ora le azioni civili nelle sedi opportune.
Pasquale Motta