L'uomo che aveva reso grande la Calabria nel mondo si è spento improvvisamente. Ma restano le sue opere e le tracce rinvenibili ovunque delle sue lezioni e dei suoi discorsi, disseminate nel mare magno della rete (ASCOLTA L'AUDIO)
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Per costruire ponti tra i popoli, e sostenerne la crescita economica e sociale, esiste uno strumento infallibile da secoli: l’interscambio. Con il ferro delle lame molte civiltà, in passato, si sono imposte su altre ma i vincitori raramente sono riusciti a sostituire l’identità dei vinti con la propria solo attraverso l’utilizzo spregiudicato del potere.
Nuccio Ordine, dagli schermi di LaC, poco più di un anno fa aveva risposto con disarmante schiettezza – e con il sorriso sulle labbra – a una domanda strettamente provocatoria: qual è, oggi, il ruolo degli intellettuali di fronte alle ingiustizie sociali e ai conflitti che insanguinano i Paesi a oriente della nostra Europa? Come devono porsi gli uomini di cultura al cospetto della corsa sfrenata all’arricchimento e all’accumulo scriteriato che desertifica le coscienze e impoverisce la società? Nell’unico modo in cui un intellettuale e uomo di cultura, se davvero vuole definirsi tale, potrebbe agire: con la contrapposizione netta e la denuncia diretta.
Esattamente, cioè, nel modo in cui per decenni lo stesso Ordine ha operato coniugando la sete di conoscenza con la spinta irrefrenabile a puntare l’indice da ogni tribuna concessa (rectius: conquistata) contro le anomalie del sistema che indeboliscono il campo della cultura intaccando, di conseguenza, i valori etici della società e agevolando lo scontro tra popoli per la conquista di un vacuo primato materiale.
Una grande lezione di vita, la sua. Una concezione della realtà non riconducibile all’improvvisazione che muove i passi quotidiani di chi oggi detiene il potere a ogni latitudine, ma frutto di decenni di studi ed esperienze messe a confronto con le esperienze di altri intellettuali di mezzo mondo. Intellettuali impegnati, ovviamente, non avvezzi alla contemplazione decontestualizzata dalla società circostante.
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La voce di Nuccio Ordine – che sino a qualche giorno fa parlava al mondo accademico e ai suoi studenti con lo stesso timbro appassionato – s’è spenta improvvisamente. Ma restano le sue opere e le tracce rinvenibili ovunque delle sue lezioni e dei suoi discorsi, disseminate nel mare magno della rete.
Da chi voleva essere ascoltato, l’illuminato docente universitario a giusta ragione celebrato in queste ore come “orgoglio di Calabria”? Voleva essere ascoltato dai suoi studenti, al pari, però, delle istituzioni e della politica che si fa istituzione. A chi spetta, del resto, la scelta sulle modalità di selezione della classe docente? A chi la scelta di investire sul mondo accademico? A chi la scelta di ridare centralità al sistema dell’istruzione in Italia, ormai allo sbando e bistrattato come in nessun altro Paese europeo? Alla politica-istituzionale insediata al potere.
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Ecco, tra le pagine dei libri di Nuccio Ordine, e tra le pieghe delle sue riflessioni, è possibile cogliere l’insegnamento principe che probabilmente intendeva consegnare ai posteri: la cultura era e resta la chiave per la pacificazione tra i popoli e il motore per uno sviluppo etico e sostenibile delle civiltà avanzate. L’umanesimo poteva e può ancora salvare il mondo.
Per molti calabresi, e per noi di LaC, la lezione è assorbita in toto.
(cambareri@lactv.it)