Abbiamo seguito e continueremo  a seguire questa vicenda della discarica di Celico da sempre. Un interesse che di volta in volta diventa preoccupazione, soprattutto quando si parla di rifiuti che, in Calabria, evidentemente, non sono solo sintomo di rischio ambientale ma anche di malaffare e interessi della criminalità. Per tali motivi, sul posto, abbiamo inviato il nostro miglior giornalista. Un pezzo da 90 del nostro network e uno dei cronisti più bravi del panorama regionale, Pietro Comito. E, Comito, com’è nel suo stile, ha confezionato un eccellente  e pregiato servizio giornalistico sia sotto il profilo televisivo che sotto il profilo della narrazione sulle nostre testate digitali. Ineccepibile, come i lettori e telespettatori calabresi hanno potuto constatare. Tuttavia, a servizio confezionato e pubblicato, Comito riceve una telefonata da uno che si definisce collega e consulente della comunicazione del parco della Sila, tal Dario Rondinella.

L'attacco al giornalista Pietro Comito

Questo sedicente “consulente della comunicazione” del Parco della Sila, sostanzialmente, intima al collega Comito di modificare il titolo del pezzo, un titolo tra l’altro bello e suggestivo, un’ intimazione quella di Rondinella che, in capo ad una manciata di secondi, diventa minaccia e poi insulto volgare. Lo stesso Pietro Comito  più tardi, in un servizio, ricostruisce lo sgradevole episodio di cui è stato vittima.

Francesco Curcio, presidente del parco, appreso del grave episodio raccontato nel nostro servizio, in un colloquio telefonico con il nostro Comito, ha immediatamente preso le distanze dal linguaggio e dell’atteggiamento del Rondinella e ha collocato il  ruolo dello stesso nel parco della Sila  dentro i parametri di una mera e sporadica collaborazione. L’atteggiamento, il garbo e la sensibilità del presidente del parco in questa squallida vicenda, è l’unica nota intonata che ci fa sperare ancora che in talune istituzioni della nostra terra non tutto sia perduto.

A questo punto avremmo potuto liquidare la vicenda come la conseguenza della reazione di un personaggio che si muove pericolosamente al confine tra l’idiozia e il millantato credito. “Non possumus”. «Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo.» Mutuando la celebre risposta che Pio VII riservò  all'ufficiale napoleonico che, entrato al Quirinale il 5 luglio 1809, il quale gli intimò di cedere alla Francia i territori dello Stato Pontificio, infatti, riteniamo che sarebbe semplicistico e diseducativo liquidare il tutto come la semplice conseguenza dell’errore di un imbecille. Non possiamo. Noi difendiamo i confini e le prerogative dei nostri giornalisti che non solo devono poter raccontare e scrivere  liberamente la narrazione della nostra terra, ma devono essere rispettati. Ciò, tra l’altro, rappresenta la filosofia del nostro network,  la pratica quotidiana della mia direzione editoriale. Tra di noi, infatti, vige il principio inderogabile che chi tocca un nostro giornalista, tocca LaC, una macchina editoriale costruita editorialmente su un modello di appartenenza vero.

I rifiuti, il parco della Sila e i gabbiani

Nel nostro network, non ci sono figli e figliastri, ma professionisti scelti  per le loro qualità e che lavorano per un unico obiettivo: raccontare la nostra difficile e bellissima terra con le sue luci e le sue ombre. Certo, siamo pronti sempre a correggere i nostri errori ma a nessuno consentiamo e consentiremo di mancare di rispetto ai nostri giornalisti. I nostri professionisti non saranno mai soli nell’adempimento della loro professione, anche perché i giornalisti del nostro network sono ben consapevoli del fatto, che ogni giorno per poter svolgere questo mestiere, in Calabria, sono e siamo costretti a subire pressioni continue dai quei “poteri”,  i quali, vorrebbero metterci in bocca le loro “verità” o meglio, quelle a loro più funzionali e convenienti. Poteri insidiosi sia quando operano alla luce del sole sia che lavorino con il favore della tenebre.  

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Lo sgradevole episodio di cui è stato vittima Pietro Comito, dunque, non può essere sottovalutato, perché potrebbe rappresentare un pericoloso precedente, un magnifico assist alla protervia di taluni poteri interessati  solo a mettere la museruola alla stampa. Poteri che, spesso, purtroppo, si affidano o utilizzano le irresponsabili azioni degli idioti di turno  per indebolire la libertà e l’autonomia del sistema dell’informazione.  E seppur ci potrebbe sfiorare il sospetto che questo sedicente “consulente” della comunicazione silana potrebbe essere affetto da una variabile delle complicazioni del covid-19, e cioè quella che potrebbe manifestarsi  con l’infezione della corteccia cerebrale piuttosto che le vie respiratorie, rimane il fatto indiscutibile, che costui, una qualche funzione nell’ambito del territorio della Sila evidentemente la svolge,  considerato che,  su Facebook, in alcune foto, lo si vede  impegnato ad effettuare interviste anche per conto di alcune testate locali.  Ciò significa quanto sia vera l’affermazione di qualcuno qualche secolo fa: “Idiota. Membro di una grande e potente tribù che nel corso dei secoli ha sempre esercitato un dominio assoluto sulle vicende umane.”

 

E d’altronde basta dare una sbirciata sul suo profilo facebook in queste ore per trovarsi di fronte a qualcuno, il quale invece di chiedere scusa per le parole pronunciate all’indirizzo del nostro collega Comito e rimaste indelebilmente impresse in un vomitevole audio, rivendica di aver difeso (da cosa poi?) il Parco della Sila. E non è finita qui. In maniere subdola posta un delirante commento nel quale tenta di ergersi a vittima. Non pensavo che cercare di fare correggere un errore di geografia e rivendicare che io non sia un prezzolato potesse fare arrivare a tanto!!! Grazie nuovamente... ora però scusatemi perché devo continuare a cercare la "deontologia" W L'ALTOPIANO SILANO” scrive con il talento del mentecatto questo pseudo giornalista dell’altipiano silano. Nel servizio di Comito, tra l’altro, è evidente che se c’è una “capra” in geografia, quella risulta essere proprio questo sedicente comunicatore dell’alto piano silano. Anzi per la verità, potremmo dire che, visto la capacità di leggere il nostro servizio giornalistico più che capra, il nostro eroe potrebbe essere collocato nella numerosa schiera di analfabeti funzionali, la vera piaga sociale di questo primo ventennio del terzo millennio. Siamo al ridicolo. Il ridicolo che si eleva agli altari della tragicommedia quando nello stesso post, l’abusivo consulente della comunicazione del parco della Sila, rivendica di non essere un prezzolato. Stendiamo un velo pietoso.

 

La segnalazione a ordine e sindacato dei giornalisti

La preoccupazione per il rischio che gli idioti o le idiozie possano prevalere nel sistema dell’informazione mi costringe, per l’ennesima volta, invece, a segnalare al nostro Ordine professionale e al nostro Sindacato, ahimè inascoltato,  la pericolosa deriva che sta prendendo  la professione giornalistica. Una professione che si articola tra le infami dichiarazioni di un vecchio rincoglionito lombardo che si diletta a disquisire sulla presunta inferiorità meridionale, alle deliranti esternazioni di una nota  opinionista di talk nazionali che si dice pronta a prostituirsi pur di fare uno scoop giornalistico,  per  approdare  ai demenziali insulti dell’idiota  di turno che millanta di essere il “comunicatore” delle bellezze  del parco della Sila. Se tutto questo non rischia di trasformarsi nella tragica bancarotta della professione giornalistica poco ci manca. A tutto ciò, purtroppo, l’ordine dei Giornalisti assiste con lo stesso “coraggio” dello struzzo. È evidente che ci sarebbe tanto materiale invece,  affinché l’ordine e lo stesso sindacato aprissero una seria riflessione sui “titoli” alquanto tossici e distribuiti a man bassa, con i quali sono stati certificate troppe, molte qualifiche a tanti sedicenti colleghi.

 

Forse, e, sottolineo, forse,  è  giunto il momento di mettere in conto una qualche revisione nelle regole per l’accesso alla professione e, anche, di mettere in conto un qualche tagliando periodico sull’attitudine professionale. Non dico di introdurre per tutti  un  test psico-attitudinale ma, perlomeno, rinfrescare di tanto in tanto i principi di una sana deontologia.

Con il nostro network, tuttavia, soggetti come questo personaggio cascano male, anzi, malissimo. I miei giornalisti hanno stili e profili professionali diversi, operano e raccontano la Calabria come le dita di una mano, ognuno con il suo profilo, ognuno con la sua storia. Tuttavia con la stessa meccanica delle cinque dita della mano che si racchiudono trasformandosi in un  unico e vigoroso pugno,  siamo pronti a colpire  dritti sul grugno di chiunque tenti  di mettere in discussione   la nostra libertà di stampa, il nostro diritto di cronaca e di critica e la dignità dei nostri cronisti. Lo tengano bene in mente i sedicenti pseudo e prezzolati colleghi che sopravvivano come zecche sulle criniere del potere. Lo tenga bene a mente il potere che pretenderebbe una stampa di ventriloqui. Lo tengano bene a mente i servi e gli utili idioti funzionali ai poteri forti calabresi. Questa testata, la sua redazione, la sua direzione, difenderà pancia a terra i propri giornalisti sempre,  e nessuno, e sottolineo nessuno,  potrà mai permettersi di mancare di rispetto ad un nostro professionista, ad un nostro tecnico, ad un nostro collaboratore,  senza mettere nel conto la reazione dura e senza esclusione di colpi di tutto nostro network.