Il vuoto operativo è pieno d’incognite. Anche mega progetti come quello della Baker Hughes potrebbero essere in pericolo. Secondo il Pd dietro questa apparente disorganizzazione si nasconde una precisa strategia del Governo a corto di risorse
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Sessanta milioni di euro di investimenti che rischiano di svanire per un pezzo di carta. L’investimento è quello della multinazionale statunitense Baker Hughes che il 15 dicembre ha presentato, presso la sede di Confindustria di Catanzaro e alla presenza del presidente Roberto Occhiuto, il piano di investimenti per Corigliano Rossano e Vibo. Investimenti che rientrano ovviamente nella Zes.
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Per uno scherzo del destino, però, proprio il 15 dicembre veniva pubblicato sul sito del Dipartimento per il programma di Governo, il Dpcm (Decreto del presidente del consiglio dei ministri) che ha impresso un’accelerazione improvvisa alla Zes unica. Dal primo gennaio 2024 gli otto commissari straordinari che finora le hanno guidate decadono dal loro incarico. Le loro funzioni saranno trasferite alla struttura di missione Zes che avrà sede a Palazzo Chigi e allo sportello telematico unico. Il problema è che, ad oggi, non c’è né lo sportello né la struttura. Chi lavora nelle attuali otto Zes meridionali, infatti, dice che agli uffici non è arrivata nessuna comunicazione sulla composizione della struttura di missione, né ci sono atti formali che individuano quelli che saranno gli attori di questa fase di transizione. Per cui resta il problema degli investimenti in corso come quello calabrese in cui si è avviata la Conferenza dei Servizi, c’è il sindaco Flavio Stasi che chiede una serie di garanzie, i sindacati che incalzano ma fra un paio di settimane chi sarà deputato a dare risposte?
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«Non hanno rispettato l’emendamento che come opposizione avevamo fatto approvare al Decreto Sud - spiega Ubaldo Pagano membro del Pd nella commissione Bilancio della Camera - L’emendamento prevedeva di tenere in vita le strutture commissariali nell’attesa di istituire questa cabina di regia a Palazzo Chigi. L’esigenza è quella di garantire gli investimenti in corso, soprattutto quelli che sono a valere sul Pnrr e che quindi hanno tempi molto contingentati. Con questo decreto invece non solo decadono i commissari, ma anche le strutture collegate fra cui, ad esempio, i Rup nominati dai commissari. Le aziende che hanno avviato investimenti a chi dovranno rivolgersi per avere indicazioni?».
Tornando al nostro esempio l’investimento della Baker Hughes non rientra fra quelli del Pnrr. Siamo nella fase della Conferenza dei Servizi, ma nel vuoto burocratico si rischia quantomeno un pesante rallentamento.
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Il problema, per restare in Calabria, non riguarda solo l’esempio citato ma anche il futuro più complessivo delle aree industriali. Da tempo in Calabria si parla di una definitiva chiusura del Corap (il consorzio regionale che gestisce le aree industriali e che è in liquidazione da anni), per creare un’agenzia regionale che mettesse a regime le zone industriali della regione. Per capire a cosa ci riferiamo basta fare un giretto nell’area retroportuale di Gioia Tauro che è tutta sconnessa. In questa partita la Zes giocava un ruolo di impulso importante. Non è un caso, infatti, se la sede della Zes Calabria sta proprio a Lamezia Terme negli uffici del Corap. Le due cose dovevano viaggiare in simbiosi perché non bastano le semplificazioni burocratiche e le agevolazioni per investire se poi mancano le precondizioni con strade gruviera, scarsa illuminazione, assenza di segnaletica e altro. Questo stop improvviso all’attività dei commissari non sappiamo che effetti avrà su questo processo di messa a norma delle aree industriali.
La confusione è tanta quindi sul versante della Zes e il deputato del Pd Pagano ha una sua interpretazione: «Purtroppo si stanno verificando le previsioni nefaste che avevamo espresso alla vigilia. Dal primo gennaio ci sarà un vuoto burocratico in attesa che venga istituita la cabina di regia. Questa, a mio giudizio, non sarà operativa prima di settembre. A quel punto le Zes ripartiranno e il Ministro Fitto a fine anno dirà che lo stanziamento di 1,8 miliardi si è mostrato più che sufficiente. Lo sarà certamente, ma solo perché rischiamo di avere la Zes unica operativa per soli sei mesi. Ricordo giusto che la sola Zes Campania ha prodotto in un anno crediti d’imposta per 1,1 miliardi».
Per il Pd, quindi, dietro questa accelerazione c’è il solito gioco delle tre carte del Governo, volto a mascherare le ristrettezze di bilancio. Quello che però si deve evitare a tutti i costi è perdere opportunità. Il pericolo è che il rallentamento degli investimenti alla fine si trasformi in un ripensamento.