Ad allarmare il sodalizio la nomina di Giuseppe Romano alla guida della Zona economica speciale calabrese ma responsabile anche di quella campana: «Grande conflitto d'interessi»
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La Zes in Calabria, gli investimenti e le politiche di sviluppo rimaste sulla carta continuano ad alimentare il dibattito sociale e politico. Sull’argomento è intervenuto Confartigianato Reggio Calabria con una nota stampa, nella quale critica la nomina di Giuseppe Romano alla guida della Zona economica speciale.
«A Reggio Calabria - si legge nel comunicato - si manifesta, in maniera intermittente il fenomeno ottico naturale della Fata Morgana. A tale fenomeno è legato un episodio che si muove tra leggenda e storia, in verità più leggenda che storia, quello dell’annegamento di un re barbaro che voleva conquistare il nostro territorio.
Una circostanza analoga si manifesta anche oggi in provincia di Reggio Calabria: la Zes.
Essa compare e scompare ad intermittenza e non si capisce se ci si trova di fronte ad una favola che viene raccontata per fare addormentare serenamente i calabresi o ad una realtà concreta. In effetti, leggendo gli atti parlamentari possiamo affermare che c’è la prova granitica che la Zes esiste. Esistono poi molteplici indizi: i comitati costituiti, le modifiche normative, le nomine dei commissari, le polemiche politiche in ordine alla sede legale - come se una targhetta diventasse autonomamente motore di sviluppo – etc.
Quindi, possiamo affermare oltre ogni ragionevole dubbio che la Zes esiste come il fenomeno naturale della Fata Morgana. Questa è storia, poi inizia la leggenda e cioè il ruolo della Zes per lo sviluppo definitivo e complessivo della provincia di Reggio e della Calabria. Dopo sei anni, in un mondo che cambia rapidamente le strategie di sviluppo economico, tutte le buone intenzioni sono rimaste nei documenti e la nostra economia appare strangolata in attesa delle misure attrattive degli ingenti investimenti privati che non arrivano.
Le grandi imprese - si rimarca - non sono come il re barbaro disposte a farsi affogare in un vortice di inadempienze, sciatterie, ritardi, incompetenze, deficit strutturali, incapacità manageriali, etc, etc, dal momento che gli investitori non sono attirati dalle bellezze vere o presunte ma dai fatti concreti. Infatti, i veri imprenditori investono per ricavare utili, a differenza degli imprenditori fantasma che investono per accaparrarsi incentivi.
Qualcuno, in questi giorni, ha scomodato il complotto dei grandi porti del nord nei confronti di Gioia Tauro. Premesso che la Zes riguarda parti importanti del territorio calabrese e non solo Gioia Tauro, la realtà è che il retro porto non si è mai veramente sviluppato per responsabilità precise della politica regionale che ha, di fatto, appaltato tutto e sempre al gestore del porto. Producendo così un unico effetto: quello che andava bene a Medcenter doveva andare bene all’intera area industriale. Ogni tipo di intervento doveva essere funzionale al terminalista.
Oggi le cose sono cambiate? Abbiamo impressione di no. Tutto passa dagli interessi reali di Aponte, se essi coincidono con le necessità di sviluppo della Calabria allora tale sviluppo ci sarà, altrimenti no.
Oggi ci troviamo di fronte ad un bivio: o la classe dirigente di questa regione ha la forza e la capacità di produrre fatti concreti oppure si chieda al Parlamento di destinare le risorse della Zes, se ci sono, al tessuto produttivo delle piccole e medie imprese calabresi rilanciando le aree urbane franche, con fondi adeguati e modalità di accesso diverse rispetto al passato, nel quadro di un disegno e di una programmazione stringente che non scateni frenesie clientelari sempre in agguato in una terra che sopporta il peso di una disoccupazione insostenibile. La nomina del nuovo commissario Romano allarga le nostre preoccupazioni e non per il poco tempo a disposizione da dedicare al nuovo incarico, essendo già commissario per la Zes della Campania, come rilevato da qualcuno. Questa nomina allarma perché potrebbe fare esplodere un gigantesco conflitto di interesse, salvo non sia stato deciso di assegnare un ruolo ancillare alla Calabria rispetto alla Campania o peggio nessuna funzione, nessun protagonismo e sviluppo alla nostra regione. Tanto, la Calabria ha il porto, lo Stato e la regione continuano ad investire soldi e tanti per questa infrastruttura e questa basta ed avanza e tutto va bene. No, non va bene, almeno per noi».