«Vogliamo i nostri soldi perché li abbiamo sudati. Noi lavoriamo per questa città e vogliamo essere retribuiti puntualmente ogni mese». È questo il grido che si è levato da piazza Italia durante il sit in di protesta dei lavoratori dell’Avr, l’azienda che si occupa del servizio di igiene urbana e di raccolta rifiuti sull’intera provincia reggina. Oggi- nonostante la pioggia battente- i dipendenti hanno rivendicato dinanzi la Prefettura, ancora una volta, i loro diritti. Chiedono il saldo degli stipendi, che da tre mesi non vengono pagati, ma anche certezze per il proprio futuro. «Questa situazione va avanti da due anni- afferma Antonello Errante, dipendente e rappresentante Rsu della Filt Cisl, oggi siamo qui perché ormai siamo arrivati alla massimo della nostra frustrazione. Abbiamo tutti delle famiglie e abbiamo una dignità e questi signori ce la stanno togliendo. Quando viene a mancare lo stipendio- ha concluso- un padre di famiglia è talmente umiliato da non poter dare neanche 10 euro al proprio figlio. Lavoriamo, forniamo un servizio alla città e alla fine siamo sempre in piazza a rinvendicare i nostri diritti». 

 

A rischio oltre 500 posti di lavoro

 Molte famiglie sono messe in ginocchio perché monoreddito. La problematica riguarda non solo di dipendenti reggini, ma anche quelli in servizio a Taurianova e Villa San Giovanni. La rabbia e la disperazione aumentano sempre di più. L’angoscia di non arrivare a fine mese è ormai per loro una situazione costante che va a pregiudicare anche l’intero comparto. Nonostante gli arretrati i lavoratori stanno continuando ad espletare il servizio di raccolta, ma lo stesso potrebbe paralizzarsi totalmente se non arriveranno risposte dall’azienda e dal Comune. «Qua a Reggio Calabria se non hai il lavoro sei disperato, se ce l’hai ma visto che non ti pagano, sei disperato lo stesso e alla fine non cambia niente lo stesso- racconta Antonio Faccioli, dipendente Avr reggino». L’azienda è inadempiente verso di loro perché avanza crediti dal comune reggino dal 2017;  Palazzo San Giorgio si difende sostenendo che ogni mese versa la quota «e alla fine sempre di mezzo ci andiamo noi e siamo tutti padri di famiglia rovinati!». 

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