Vinitaly and the City, una sfida per la Regione Calabria e per l’assessorato all’Agricoltura. Tra il 30 agosto e l’1 settembre, al Parco archeologico di Sibari, un’occasione importante per parlare di vino al Sud e in Calabria. Siamo nel bel mezzo della vendemmia, senz’altro dei vitigni internazionali e di buona parte delle uve a bacca bianca. Le cantine sono molto impegnate, ma forse quest’aspetto rende ancora più realistica e viva l'opportunità di concentrare attenzione sulle vere filiere vitivinicole calabresi.

La scelta di collegare finalmente (lo chiedo da anni, con articoli, saggi e interventi in tv!) l’enologia di una terra così antica alle sue radici storico-identitarie è senz’altro giusta e da sostenere. Ne abbiamo discusso proprio nel corso della kermesse veronese di quest’anno con il convegno inaugurale del 14 aprile intitolato “Dove tutto è cominciato. Enotria, Magna Graecia e Vinitaly: le radici del futuro”, alla presenza del presidente Roberto Occhiuto e dell’assessore Gianluca Gallo.

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Ripeterò fino alla noia che parlare di vini buoni è solo un presupposto logico e imprescindibile anche per la Calabria. Non esiste realtà al mondo che proponga coscientemente vini cattivi. Il vero valore aggiunto della vitivinicoltura bruzia è, invece, concentrato nelle sue profonde radici storico-culturali, queste sì uniche, distintive, identitarie, non delocalizzabili, affascinanti, preziose. Ecco perché la decisione di sperimentare il Vinitaly and the City a Sibari è corretta e deve essere sostenuta, purché si incanali da subito nella giusta direzione.

Il programma ha dato spazio a una serie di iniziative che consentiranno di allontanare i dannosi luoghi comuni o la promozione a buon mercato, che purtroppo ancora imperversano, e di procedere lungo il cammino degli studi scientifici, delle ricerche autorevoli, dei ragionamenti che hanno il supporto di analisi specialistiche.

Resta un altro salto da compiere e da assimilare appieno, rispetto al quale l’aver citato gli Enotri al Vinitaly di aprile scorso è già un risultato da applaudire. La Calabria prima di essere Magna Grecia è stata, diversi secoli prima, Enotria. Autorevolissimi archeologici e storici (penso a Renato Peroni, alla lametina Giovanna De Sensi Sestito, e a numerosi altri) hanno dimostrato come proprio le colline e l’entroterra della Sibaritide furono un centro primario di espressione della Civiltà Enotria nel II millennio a.C. Poi nell’VIII secolo a.C. arrivarono i Greci e proseguì un percorso che fino ad oggi, e con una durata di circa quattromila anni, ci porta agli sforzi meritori dei vitivinicoltori calabresi finalizzati a valorizzare Gaglioppo, Greco Bianco, Magliocco dolce, Magliocco canino, Pecorello… Tra i libri che verranno presentati durante “Vinitaly and the City c’è" anche il mio, fresco di stampa, intitolato “L’Alberello Enotrio”. In oltre 250 pagine frutto del lavoro di anni condenso e approfondisco anche i concetti appena menzionati.

Non sfuggirà alle persone competenti che il binomio vino-territorio, spesso decantato solo a parole, può trovare proprio nella riscoperta dei siti archeologici e dei beni storico-culturali, ma finanche di quelli paesaggistici e naturalistici, la sua carta vincente.

Il Network LaC sarà presente in forze a Sibari, per produrre servizi tg, approfondimenti televisivi, trasmissioni apposite, articoli per i giornali online. E ci sarà anche il sistema Grand Terroir,  proprio per offrire al sistema produttivo calabrese intenzionato a considerare le radici identitarie come una leva fondamentale di sviluppo, una piattaforma specializzata di comunicazione integrata che ha già raggiunto risultati strategici e continuerà a farlo.