La linea ferroviaria ionica, la più antica della Calabria, è stata realizzata tra il 1866 ed il 1875. È un lungo serpentone che da Taranto fino ad arrivare a Reggio Calabria, passando tre regioni, attraversa tutto il territorio che fu delle prime colonie Magnogreche. Nel tratto calabrese, compreso tra Rocca Imperiale (al km78) e Reggio Calabria centrale (km472) è disseminata di stazioni. Sono 70 per l’esattezza e oltre a queste ci sono anche otto caselli cosiddetti di sondo o raddoppio della linea.

La struttura è inaccessibile

Noi abbiamo cercato di accedere – invano via terra - in uno di questi caselli, al km 143. È il casello di Sant'Irene-Insiti, proprio a metà strada tra le stazioni di Corigliano e Rossano, nel cuore della nuova terza Città della Calabria. La struttura, però, è praticamente inaccessibile, limitata a monte da un profondo fossato (in stile castello medievale) e a valle da un agrumeto privato. L’intero impianto dello scalo versa nel più totale stato di degrado e abbandono.

Grazie al supporto di un drone siamo riusciti a vederlo dall’alto e a scoprire le condizioni in cui versa questa stazione fantasma.

Una stazione nata a servizio della zona industriale

Il complesso di Casello Sant'irene è stato realizzato alla fine degli anni 60 e avrebbe dovuto servire la zona industriale di Rossano che si trova proprio alle sue spalle. In realtà, fonti locali ma non documentate, raccontano che il primo nucleo della stazione di Rossano, lungo l’originaria linea ferroviaria ionica, quella post Unità d’Italia, si trovasse proprio qui e che solo successivamente venne realizzata l’attuale stazione rossanese

Fonti, queste, che potrebbero trovare riscontro in una grande pietra miliare ancora presente a poco meno di duecento metri a sud del Casello, perpendicolare alla grande porta di Sant’Irene che un tempo delimitava l’accesso ad uno degli uliveti più importanti e storici dell’intera Piana di Sibari.

Zona industriale mai decollata

Dagli anni ‘60 in poi, quello che però doveva essere uno scalo per l’import/export produttivo della zona industriale rossanese non è mai entrato in funzione così come non è mai decollata nemmeno l'area industriale, che negli ultimi 40 anni ha vissuto praticamente all'ombra della grande centrale Enel di Cutura.

Tre caseggiati ed una banchina

Il casello è composto da tre strutture (un caseggiato più grande che probabilmente per un periodo di tempo è stato anche abitato e due più piccoli di servizio). C'è una banchina di scalo  ed un doppio binario che, però, con gli ultimi lavori di ammodernamento ed elettrificazione della rete che si stanno completando in questi mesi sono stati praticamente soppiantati dai nuovi binari.

L'intera zona è totalmente pericolante, con gli edifici cadenti, e quasi interamente sommersa da erba infestante. Al passaggio dei treni, che transitano sulla rotaia principale, è quasi impossibile distinguerla dal resto del contesto paesaggistico.

Potrebbe essere uno snodo nevralgico 

Questo doveva essere uno snodo nevralgico per le attività produttive e per lo sviluppo del territorio ionico. Oggi è solo un elemento di imbarazzo immerso negli antichi uliveti e nei giardini di clementine. E crea non poche criticità e difficoltà agli agricoltori perché questa stazione o casello  è solo fonte di degrado e ricovero di animali selvatici. Andando alla ricerca di notizie su questa struttura abbandonata siamo venuti a conoscenza di diverse segnalazioni fatte a Rete Ferroviaria Italiana per la pericolosità dei luoghi ma che fino ad ora non hanno mai avuto un riscontro. Eppure questo, oggi, con la nascita del nuovo grande comune di Corigliano-Rossano potrebbe essere un luogo strategico per la mobilità cittadina.