Unica autista donna in forze all'azienda, ha finalmente ripreso servizio dopo due pronunce del giudice, di cui l'ultima a inizio mese che disponeva l'immediato reintegro da parte della sopraggiunta Birs. Che però ha impugnato l'ordinanza
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Alla fine ha posato di nuovo le mani sul volante e ha messo in moto. La vita di Elda Renna è finalmente ripartita dopo un limbo durato un anno e mezzo. Prima la battaglia sindacale, poi quella legale conclusasi ai primi del mese con il verdetto del giudice del lavoro del Tribunale di Castrovillari che ha ordinato a Birs «di proseguire con effetto immediato il rapporto di lavoro originariamente in essere tra Elda Renna e Simet Spa». Alcuni giorni fa la chiamata da parte dell'azienda che finalmente avrebbe dovuto mettere una pietra sopra alla vicenda partita con il licenziamento collettivo del 13 settembre 2022. Invece l'ordinanza di immediato reintegro è stata impugnata e a Elda toccherà tornare in aula per difendere il suo diritto al lavoro.
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Unica autista donna, reintegrata con una prima sentenza per motivazioni di genere il 30 novembre scorso - «Il cielo si è tinto di rosa», disse all'epoca, salvo poi vedere quella pronuncia restare lettera morta - oggi, intanto, si gode l'avvenuto rientro in servizio. «Ieri è iniziata così - racconta - riprendere a lavorare è stato molto emozionante, un groviglio di emozioni». Che l'ha portata al lavoro prima dell'orario stabilito: «Sono andata molto prima a prendere il pullman, sapevo che avrei avuto bisogno un po' di tempo per buttare fuori quelle lacrime trattenute per troppo tempo».
La catarsi, la chiave che gira e il motore che rimbomba in quel modo così familiare. «Quando ho iniziato a guidare sembrava che non fossi mai stata cacciata via, io ed il pullman in perfetta sintonia nonostante i 19 mesi di fermo forzato. La cosa più bella ancora sono stati i passeggeri, qualcuno bisbigliava: "Ma è lei? È quella ragazza che ha lottato unendo tutti i licenziati? Si è lei!". Mi hanno ricoperta di abbracci e di auguri, di tantissime frasi di affetto e di incoraggiamento, mi hanno detto che sono di esempio per tanti lavoratori e soprattutto per i giovani». È partito anche l'applauso.
In tanta felicità, non è mancata però una nota di amarezza. «Mi dispiace molto non aver ricevuto anche io la telefonata di bentornata da parte dell'azienda, come l'hanno ricevuta gli altri colleghi reintegrati - dice -. Non sono stata io a buttarvi in mezzo alla strada con un licenziamento illegittimo, non vi odio né provo rancore perché non fa parte del mio modo di essere, ma è normale che ho cercato di difendere il mio posto di lavoro e quello dei miei colleghi. E difendere il lavoro non significa fare del male all'azienda o ai titolari. Ho sempre rispettato tutti e tutto e continuerò a farlo, ma il rispetto deve essere reciproco».
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Ma a gettare un'ombra sul lieto fine scritto grazie a tanta caparbietà è soprattutto l'atto ultimo dell'azienda, un'interferenza nella serenità così faticosamente riconquistata. «Non ho potuto gioire in pieno del mio ritorno a lavoro perché è stata impugnata l'ordinanza del giudice sul mio immediato reintegro - spiega Elda Renna masticando la delusione - perciò tra pochi giorni sarò di nuovo in tribunale. Non vi sembra che questo sia accanimento? Poi dicono che sono io "la femmina fastidiusa"». Indietro, però, non si torna. Adesso più che mai: «Si va avanti come sempre».