VIDEO | L'allarme del presidente di Confindustria Vibo, che nel suo pastificio è stato costretto a ricorrere alla cassa integrazione. Una decisione adottata prima di lui da Pippo Callipo. «E altri ci seguiranno a ruota, lo Stato intervenga» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«La gravità di quanto sta accadendo non si è ancora percepita, anche perché le bollette di agosto non sono ancora arrivate alla maggior parte delle imprese», parole che il presidente di Confindustria Vibo Rocco Colacchio pronuncia dopo avere incontrato gli associati e i sindacati. Le piccole e medie imprese, secondo il titolare dell’omonimo e noto pastificio, stanno per impattare contro quella che è stata definita “la nuova pandemia”. Ma questa volta non è un coronavirus a minacciare il sistema economico, ma il prezzo alle stelle di gas ed energia elettrica.
Dopo l’imprenditore Pippo Callipo anche Rocco Colacchio fermerà la produzione una settimana al mese fino a dicembre. E a ruota altre aziende saranno costrette a fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Sostegno per nulla scontato. Come avverte lo stesso segretario regionale della Uil Pasquale Barbalaco: «Con i criteri che ci sono oggi, la cassa integrazione straordinaria potrebbe anche non essere concessa. Ecco perché - prosegue il sindacalista - stiamo lavorando affinché ci sia la possibilità di utilizzare questo strumento in un momento di crisi aziendale che riguarda il risparmio energetico».
«Le attività del Vibonese rischiano il collasso», ripete il presidente di Confindustria. «Siamo stati i primi a fermare la produzione, ma abbiamo solo anticipato i tempi», dice rivolgendo lo sguardo all’imprenditore Pippo Callipo, il primo ad avere attivato la cassa integrazione un giorno a settimana per 264 dipendenti.
Le previsioni del presidente di Confindustria sono catastrofiche: «Le piccole imprese non arriveranno a Natale, le grandi aziende resisteranno fino a gennaio. E, cosa ancora più grave, prevedo licenziamenti di massa o riduzione del personale del 30-40%». In una delle province più povere di Italia e con il tasso di disoccupazione tra i più alti, molti posti di lavoro rischiano di saltare. «Dobbiamo garantire gli stipendi ai lavoratori», conclude Colacchio che ancora una volta si appella allo Stato affinché adotti «misure a sostegno della riduzione dei costi energetici e garantisca l’accesso a tutti gli strumenti di ammortizzazione sociale utili a sostenere i livelli di reddito».