È una delle incompiute più strane e mai realmente considerate della Sibaritide. Eppure i suoi pilastri di cemento armato sorgono come funghi dalla terra, proprio nel cuore, nel centro geografico di Corigliano-Rossano, e ad occhio nudo questi ruderi bianche che stanno li da trent’anni si vedono da diversi chilometri di distanza. Stiamo parlando del cavalcavia ferroviario di Insiti: una struttura che, nelle premesse e nelle intenzioni, sarebbe dovuta servire a mettere in connessione le zone a monte di Corigliano-Rossano con la l’area costiera. Quei piloni sono stati edificati e poi lasciati morire d’inedia per via di un contenzioso dalle trame intricatissime.

Contrada Insiti 

Insiti, una contrada che racchiude tante storie lasciate a metà e che oggi, grazie proprio alla fusione dei due più grandi comuni della Sibaritide, ritorna ad essere al centro di tutte le attenzioni. Proprio come l’evangelica pietra scartata dai muratori che è poi diventata testata d’angolo, la storia di Insiti è questa: un luogo periferico tra due città che prima si guardavano con sospetto e distanza e che oggi, per il ritrovato senso di appartenenza e riscossa territoriale si sono trovate convintamente insieme ad affrontare un unico percorso sociale, amministrativo e istituzionale. E quella zona, per anni bistrattata, oggi diventa fondamentale. È li che sorge la cittadella sportiva finita, non si sa come in mano ad un privato che oggi ne rivendica un oneroso usucapione (leggi anche «Quella cattedrale nel deserto oggi è mia». Privato rivendica l’opera pubblica dimenticata); è lì che sta sorgendo il nuovo e grande ospedale della Sibaritide; è lì che dovrebbe nascere la cittadella degli uffici del nuovo comune ed è lì che dovrebbero sorgere tutti i servizi accentranti di Corigliano-Rossano (compresa anche una stazione ferroviaria). Ed è lì che c’è la “nostra” incompiuta.

«Ci sono sei milioni di euro per finire l'opera»

Un ponte con una campata di poco meno di 200 metri di cui ad oggi si vedono solo i quattro piloni e le due rampe d’accesso. Poi il nulla. A sollevare la questione è stato il segretario della Fillea, il ramo edile della Cgil, del comprensorio “Tirreno-Sibaritide-Pollino”, Giuseppe De Lorenzo, che negli ultimi tempi ha aperto un vero e proprio spaccato sulle grandi incompiute del territorio. De Lorenzo ci parla del misterioso contenzioso in atto. «Non sappiamo – dice – se i problemi giudiziari che portarono allo stop dei lavori si limitassero solo alla ditta esecutrice e all’ente finanziatore, oppure se ci fosse anche una partita aperta con i proprietari dei terreni sottostanti. Sta di fatto che quest’opera, che – aggiunge – all’inizio subì anche un evidente errore di progettazione (l’altezza del primo blocco dei piloni era più bassa rispetto alla quota della linea ferroviaria), è ferma qui dalla metà degli anni ’80». In realtà ci fu un “sussulto” nei decenni a venire per completare quel ponte di collegamento tra il mare e le montagne e che oggi sarebbe una panacea per connettere la rete viaria del grande centro urbano di Corigliano-Rossano, dal momento che tutto il traffico passa, praticamente, all’interno di un canale di scolo. Che è uno di quei pontini che vennero creati con la ferrovia e che oggi funge da sottopasso dove passa a malapena una macchina. Dicevamo, un sussulto. Già perché a detta del sindacalista nelle casse dell’ormai estinto comune di Corigliano sarebbero arrivati dalla Comunità europea, nel 2017, 6 milioni di euro per il completamento (anzi, sarebbe meglio dire rifacimento) del ponte di Insiti. Un nuovo ponte, in ferro, con un nuovo progetto. Ma dei lavori, così come dei soldi nessuno ne sa nulla.