Agàpi, Area Grecanica Advanced Platform for Innovation, l’ambizioso progetto, al quale l’università Mediterranea di Reggio Calabria lavora già dal 2019, è stato al centro dell’incontro svoltosi presso l’aula magna Antonio Quistelli. Un progetto che, come rivela l’etimologia grecanica del nome, è un tributo di amore al territorio calabrese, che riqualificherà l'area di 37 ettari occupata dall’Officina Grandi Riparazioni di Saline Joniche, dismessa da vent’anni e insistente sul comune di Montebello Jonico, nel territorio metropolitano di Reggio, nel cuore dell'area Grecanica e dell'area dello Stretto. Il recupero della vasta area consentirà poi di realizzare l'ecosistema per l'Innovazione, un'infrastruttura all’avanguardia, la più grande nel Mezzogiorno, capace di generare occupazione e di incentivare la ricerca.

Un'idea progettuale solida e convincente

«Il nostro percorso, iniziato tre anni fa - ha spiegato Santo Marcello Zimbone, rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria - con l'idea di un ecosistema per l'innovazione in un'area urbanistica marginalizzata, individuata nel territorio di Saline Joniche, ha già prodotto una proficua interlocuzione con il comune di Montebello Ionico e con i comuni dell'area Grecanica. Il recupero dell'area e la realizzazione di una struttura incentrata su innovazione, ricerca e collaborazione con le imprese, dal primo momento rappresenta il core business della nostra azione progettuale, finalizzata a generare opportunità concrete per consentire a coloro che si laureano qui di scegliere se restare qui a valorizzare intelligenze e competenze o andare fuori. Nonostante, complice la pandemia nel frattempo intervenuta, la procedura originariamente attivata per finanziare il progetto tramite i Cis, Contratti istituzionali di Sviluppo finanziati dal ministero per il Sud e la Coesione Territoriale e attuati con il supporto di Invitalia, si fosse arenata, noi non ci siamo mai fermati. Consapevole, inoltre, dell'occasione davvero epocale anche per la ricerca che il Pnrr porta con sé, l'Università ha mobilitato risorse per coglierne a pieno i frutti. Crediamo fortemente in questo progetto e per questo siamo andati avanti, presentando l'idea, che per altro avevamo già avuto modo di sottoporre all'attenzione della ministra Mara Carfagna, all'Agenzia per la Coesione per la Coesione Territoriale rispondendo ad un avviso pubblicato lo scorso settembre. Siamo, adesso, in attesa che la nostra proposta venga accolta per procedere con la fase di negoziazione. La durata prevista sarà di 36 mesi, anche se inizialmente sarà necessario dedicare una prima corposa fase temporale al recupero dell'area dismessa da vent'anni e alla riqualificazione dei fabbricati. La nostra prospettiva è tuttavia di ampio respiro perché puntiamo a radicarci, grazie alle sinergie con imprese e multinazionali che, iniziando dall'ambito delle Telecomunicazioni, abbiamo già attivato e che potrebbero in futuro scegliere di delocalizzare qui, generando sviluppo, economia e opportunità di lavoro per i nostri giovani. L'occasione per animare e proiettare l'infrastruttura nel futuro sarà data poi dai fondi del Pnrr», ha spiegato ancora Santo Marcello Zimbone, rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Un Ecosistema per l'Innovazione e un nuovo luogo per la città

«La vasta area dell'Ogr di Saline Joniche, ricadente tanto nell'area Grecanica e nell'area dello Stretto, è particolarmente interessante dal punto di vista morfologico e orografico. Essa - ha spiegato l'architetta Francesca Schepis - si erge tra due rami della fiumara Molaro, che attraversa la fascia costiera, incastonata in un suggestivo scenario che guarda alla Sicilia. Un luogo unico che, pur avendo peculiarità locali e proprie, può e deve essere proiettato su uno scenario globale e internazionale. Si tratta di un posto molto speciale dove, in questi vent'anni di abbandono, la natura si è riappropriata del suo spazio, tratteggiando una delle sue vocazioni e manifestando una straordinaria capacità di rigenerazione in chiave autoctona. Una dimensione che il progetto Agàpi asseconderà e valorizzerà. Sono infatti contemplate alberature, zone d'ombra e di frescura, parti di giardini e un'azienda agraria, luogo produttivo che si estenderà su sedici ettari dove la terra sarà coltivata e saranno condotte anche delle sperimentazioni. La stessa azienda agraria rappresenterà una delle anime dell'ecosistema che andrà a compensare la parte fabbricata, che occuperà sette dei trentasette ettari complessivi. Il tutto sorgerà all'interno di un vero e proprio parco urbano con piste ciclabili e percorsi e sentieri che valorizzeranno anche i vecchi tracciati ferroviari. Un luogo che abbiamo imparato a conoscere e che già immaginiamo popolato da persone che fanno ricerca, che lavorano, si incontrano e si confrontano su un progetto, che passeggiano e promuovono iniziative. Si inizierà dal primo nucleo del lotto 1, che ospiterà le aziende di Tecnologia, l'incubatore di start up e spin off e il data center centrale. Si tratta, infatti, di un luogo che per vastità ed estensione, pari a quella che potrebbe essere di un paese dell'Innovazione e dello Sviluppo, dovrà essere gradualmente attivato in ogni sua parte. Una prima cellula inizierà ad alimentare le altre, nell'ottica di una infrastrutturazione chiamata a divenire autosufficiente dal punto di vista dei servizi e del sostentamento energetico. Non sarà un luogo energivoro, semmai produrrà energia che potrebbe anche non essere limitata al suo sostentamento ma essere messa al servizio, per esempio, su scala comunale. La dimensione dell'innovazione si coniuga con quelle della convivialità e della socialità, ritenute strategiche per la crescita e lo sviluppo effettivi e duraturi del territorio. Un ecosistema per l'Innovazione e anche un nuovo luogo per la Città», ha sottolineato ancora l'architetta Francesca Schepis.

Agàpi, un progetto da animare con i fondi del Pnrr

Un obiettivo imponente che, dunque, precede la pandemia e che, adesso, il Pnrr rende ancora più perseguibile.
«L'avviso dell'Agenzia per la Coesione per la Coesione Territoriale al quale abbiamo partecipato si inquadra nel piano di investimenti che il Governo italiano ha messo in campo nel quadro più ampio del Pnrr. Si tratta di trecentocinquanta milioni di euro da destinare proprio all'innovazione in territori rimasti ai margini al Sud. Un connubio che noi già stiamo coltivando, nel solco di questa idea progettuale che in questi tre anni abbiamo corroborato e che adesso, se sarà accordato il finanziamento di novanta milioni di euro, potremo realizzare. Un progetto articolato in un ecosistema con diversi poli di innovazione e ricerca che con i fondi del Pnrr potremo animare, implementare e rendere sempre più competitivi. Il tutto nella cornice di un protocollo che abbiamo già sottoscritto con i Comuni dell'area Grecanica che porterà in giro per i territori le intelligenze e il know-how dell'università da impiegare per infrastrutturare e riqualificare l'area, iniziando ad esempio dal porto di Saline Joniche», ha sottolineato Santo Marcello Zimbone, rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Sei poli d'innovazione e ricerca

«Un'idea analoga, ma non di queste dimensioni, è stata sviluppata nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio. Si tratta di un campus in cui saranno attivate una serie di centri di innovazione. Sei sono i poli di innovazione previsti, di cui uno trasversale dedicato allo sviluppo di tecnologie come l’Intelligenza artificiale, il passaggio dal 5G al 6G, Marshall E-Learning, Realtà virtuale e aumentata, sul quale innestare gli altri cinque relativi ad Energia, Smart city, eHealth, Spazio, Protezione del territorio da dissesto idrogeologico e rischi sismici. Accanto ad essi, l'Academy, per formare e specializzare le professionalità che il mercato ormai richiede, e un incubatore e acceleratore di start up e spin off. Un centro congressi con auditorium, per aprire anche ad iniziative del territorio, spazi espositivi ed industriali, laboratori dipartimentali della Mediterranea, un centro sportivo e una foresteria e l'azienda agraria completeranno l'assetto del campus in cui Università Mediterranea e Aziende condivideranno non solo una visione ma anche uno spazio fisico. Si prevedono quattrocento assunzioni nei primi quattro anni con trecento opportunità per ricercatori», ha spiegato Saverio Orlando, uno dei coordinatori del progetto Agàpi.

Le azioni già in campo

La direttrice innovativa è strategica come anche la collaborazione con imprese e multinazionali al fine di consolidare il progetto, renderlo competitivo e produttivo e proiettarlo così nel futuro.
«L'iniziale fase di ristrutturazione dei fabbricati di un'area vasta e abbandonata da decenni richiederà del tempo ma in realtà l'attività di ricerca è già partita. A breve sarà attivato un progetto di Telemedicina, nel campo dell'EHealth, promosso con altri partner nel novembre 2019, e già presentato al Mise. Quindi stiamo già lavorando ancora prima che il campus sia realizzato. Siamo partiti con uno zoccolo duro di imprese perché siamo consapevoli dell'esperienza necessaria per questa sfida che pensiamo di spingere su un periodo più lungo, che vada oltre i trentasei mesi iniziali. La nostra mission è in linea sia con il Piano Nazionale di Ricerca che con il Pnrr e, dunque, saremo pronti per cogliere le occasioni che si presenteranno. Intanto, già in fase di sottomissione del progetto all'Agenzia per la Coesione per la Coesione Territoriale, abbiamo intercettato la manifestazione di interesse di altri 42 attori, imprese enti, centri di ricerca italiani, anche calabresi, e internazionali, come ad esempio l'università dell'Arizona per il polo innovativo dedicato allo Spazio», ha spiegato Giuseppe Araniti, uno dei coordinatori del progetto Agàpi.