Turismo e infrastrutture, due voci che camminano di pari passo. Ma la Calabria corre a due velocità: un’area avvantaggiata dalla presenza di aeroporti, autostrada, e dalla tratta ferrata a doppio binario ed elettrificata e un’altra sprovvista come l’area del versante jonico.  

La Sibaritide ospita circa 5mila posti letto oltre a insediamenti ricettivi che catturano l’interesse nazionale e internazionale, ma è carente di infrastrutture. Gli imprenditori chiedono con forza la realizzazione di uno scalo a Sibari al fine di incentivare l’arrivo di turisti da tutto il mondo, i cui flussi garantirebbero un incremento del fatturato.

Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Giuseppe Graziano, nel corso di un recente convegno, si è fatto interprete di questa esigenza e rilancia l’idea della realizzazione dell’infrastruttura inserita nel piano dei trasporti (governo Oliverio) su un suo emendamento: «L’aeroporto a Sibari è indispensabile per il turismo».

La realizzazione del quarto scalo aereo, tuttavia, trova la ferma opposizione del consigliere regionale di FDI Luciana De Francesco, tra l’altro funzionario della società aeroportuale calabrese Sacal: «Non è con l’aggiunta di un ennesimo aeroporto che si risolve il problema dei trasporti. Bisogna potenziare il traffico su gomma e su rotaia. Tre aeroporti in Calabria vanno più che bene».

E, sulla stessa linea, l’assessore al Turismo Fausto Orsomarso: «Lamezia è l’aeroporto internazionale calabrese. Crotone potrebbe assumere lo stesso ruolo se collegamento meglio e se avesse più voli. Qui, in passato, qualcuno aveva promesso agli operatori turistici la realizzazione di un aeroporto; noi che siamo seri non l’abbiamo mai fatto».