Da un lato imprenditori del settore turistico che chiedono aiuto a recuperare risorse da inserire nei propri stabilimenti. Dai cuochi, ai camerieri, passando per i bagnini e gli addetti alla manutenzione, i titolari non riuscirebbero ad avviare rapporti lavorativi trovandosi di fronte ad rifiuto circostanziato dal fatto che il reddito di cittadinanza permetterebbe loro di stare a casa senza lavorare. Dall’altro la versione di chi rifiuta perché sostiene che le condizioni contrattuali e remunerative siano ai limiti dello sfruttamento.

Di certo c’è che in questo periodo nei sindacati il viavai di lavoratori è un continuo e chi ha il polso della situazione, come Fortunato Lo Papa, segretario generale Fisascat Cisl, non ci sta: il reddito di cittadinanza non può essere utilizzato come uno scudo. I problemi sono ben altri e forse anche più antichi, secondo il cislino, fermo restando quel sottobosco di pratiche illegittime che sono una vera e propria violenza ai diritti.

Un dramma che non può essere imputato al reddito di cittadinanza, secondo Lo Papa, che spiega: «Sono convinto che il reddito di cittadinanza è stato ed è uno strumento di contrasto alla povertà non utilizzato in maniera corretta a causa di una scarsa attenzione da parte del governo. C’è stato un fallimento legato alle politiche industriali e a quelle attive del lavoro. Ha aiutato tante persone in difficoltà, ma una politica pubblica industriale sicuramente avrebbe messo nelle condizioni tante famiglie e tanti lavoratori di non dovere di chiedere il reddito di cittadinanza perché avrebbero tranquillamente voluto e potuto lavorare in un Paese dove è un diritto sancito dalla Costituzione italiana».

L’assenza di un welfare, sostanzialmente, avrebbe generato delle storture, una disattenzione partita a livello nazionale per poi arrivare a creare danni sui singoli territori: «Mi dispiace dire che è un mito che le aziende non riescano a trovare lavoratori a causa del reddito di cittadinanza. Anziché dire queste cose farebbero meglio ad andare a bussare alle porte della Regione Calabria per individuare risorse per defiscalizzare e creare incentivi all'occupazione, anziché dare soldi a pioggia per allargare lidi, o fare interventi strutturali. Gli interventi vanno fatti in maniera mirata, vanno create le condizioni per agevolare i lavoratori e le aziende ad assumere e a mantenere soprattutto i lavoratori che sono in servizio da anni».