Le previsioni per l’imminente stagione invernale segnano un andamento in lieve ribasso dei flussi turistici in Italia: 26,7 milioni di arrivi e 78 milioni di presenze, con un decremento rispettivamente pari all’1,3% e al 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2023. E, ancora. L’andamento dei flussi turistici, rispetto al 2019, sarebbe stabile per gli arrivi (-0,6%) e in crescita per le presenze (+5,1%). I movimenti turistici nel Belpaese, inoltre, potrebbero generare una spesa turistica di 20,5 miliardi di euro registrando una contrazione pari al 4,4% rispetto alla scorsa stagione invernale. È quanto emerge dalla nota previsionale Tourism Forecast Winter 2025 dell’Istituto Demoskopika che ha stimato, per il periodo dicembre 2024-marzo 2025, i principali indicatori turistici: arrivi, presenze, spesa turistica e appeal delle destinazioni turistiche provinciali.

Programmazione frammentata

«La frammentazione del sistema turistico – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio - limita la valorizzazione di regioni meno conosciute e lo sviluppo di nuove offerte. Serve superare le divisioni territoriali con una governance coordinata, investendo in infrastrutture, tecnologie e formazione per migliorare l'esperienza turistica. Ma soprattutto, - rincara Raffaele Rio - occorre investire in coraggio, evitando equilibrismi e tattiche. Il Patto per il Turismo siglato a Firenze rappresenta un passo avanti verso una maggiore condivisione tra i portatori di interesse del turismo italiano, ma rimane ancora carente di scelte, non affrontando questioni cruciali come la governance del turismo. La Costituzione, dopo la riforma del Titolo V, attribuisce alle Regioni la competenza esclusiva in materia di turismo. Tuttavia, il dibattito è aperto: la competenza dovrebbe restare alle Regioni o passare allo Stato centrale? Serve il coraggio politico di fare scelte chiare e definitive per evitare incertezze. Una decisione su questo punto – conclude Raffaele Rio - è tanto necessaria quanto urgente per garantire dignità e incisività alla programmazione turistica nel nostro paese».

L'Istituto Demoskopika ha pubblicato una previsione dei flussi nazionali del turismo montano, un settore nel quale anche il Sud e la Calabria possono intercettare fette di mercato

Il calo dei turisti stranieri

A pesare maggiormente sulla possibile contrazione dei flussi turistici, secondo le stime dell’Istituto di ricerca, sarebbe la quota degli stranieri rispetto al mercato italiano. In particolare, a optare per una destinazione del Belpaese sarebbero quasi 11 milioni di stranieri (-3,6% rispetto al 2024) i quali dovrebbero generare poco meno di 37 milioni di pernottamenti (-5,2% rispetto al 2024). Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte e Friuli Venezia Giulia emergono come le mete più attrattive prioritariamente per le apprezzate infrastrutture e per la lunga tradizione nel turismo bianco. Umbria e Toscana, invece, si distinguono per la loro offerta culturale e naturalistica, attirando turisti alla ricerca di esperienze autentiche.

Località del Sud alternative a quelle alpine 

Nelle regioni del Sud l'appeal invernale è più basso e tuttavia, sia pure in mancanza di statistiche specificatamente dedicate al Mezzogiorno, il presidente di Demoskopika Raffaele Rio non si sottrae nell'esprimere interessanti valutazioni sulle nuove opportunità offerte dalla montagna anche in Calabria nonostante il territorio abbia una vocazione prettamente balneare, proponendo «la creazione di una Destination Management Organinization per il turismo invernale orientata a valorizzare il patrimonio montano del territorio regionale calabrese e a diversificare l'offerta turistica stagionale, attualmente concentrata prioritariamente sul turismo estivo. Ciò andrebbe a generare degli indubbi vantaggi quali la promozione di un modello di turismo più sostenibile con attenzione alla conservazione dell'ambiente e al coinvolgimento delle comunità locali. E inoltre – ha concluso Raffaele Rio - la creazione di un sistema di coordinamento tra portatori di interesse per ottimizzare risorse e investimenti; e, infine, l’integrazione tra le attività tipiche del turismo bianco con esperienze culturali, gastronomiche e artigianali locali, offrendo una visione autentica e completa del territorio».