A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe parlare di un ottimo risultato. L’estate del coronavirus, annunciata come disastrosa per il comparto turistico calabrese, tutto sommato ha registrato numeri col segno più, concentrati prevalentemente nel mese di agosto.

 

Per una città come Tropea, però, il giudizio è altalenante, con alcuni operatori soddisfatti e altri poco propensi a individuarne i lati positivi. Unanime, comunque, la valutazione sui primi mesi estivi: per tutti giugno e luglio sono stati periodi decisamente sottotono, con pochissime presenze che hanno dato l’idea di un disastro all’orizzonte.

 

Fortunatamente il mese di agosto ha ribaltato le aspettative, registrando un numero di turisti addirittura superiore rispetto alle scorse stagioni: le spiagge della Perla del Tirreno sono state prese d’assalto dai visitatori, tutti prevalentemente italiani che, impauriti dalla pandemia, hanno deciso di spendere le proprie vacanze nel Bel Paese.

 

Ma il bicchiere, si sa, può essere guardato anche da un’altra prospettiva. E allora ecco venir fuori pareri poco lusinghieri di altri operatori. A pesare è soprattutto la quasi totale assenza di visitatori stranieri, una fetta di mercato che rappresenta da sempre la marcia in più per tutta la Costa degli dei.

 

All’ombra di Santa Maria dell’Isola i turisti mitteleuropei non sono mai mancati, accresciuti da presenze provenienti anche da oltreoceano: sudamericani, statunitensi e canadesi negli ultimi anni sono arrivati a frotte per godere della bellezza della città, in particolare nei mesi più tranquilli.

 

Per quest’anno, invece, le prenotazioni sono ridotte al lumicino per via della pandemia, con qualche picco nella prima settimana di settembre e cifre vicine allo zero per i giorni a venire. Dati che preoccupano, in particolare per l’autunno, un mese che si prospetta come il più “caldo” del secolo dal punto di vista sanitario, economico e sociale.