VIDEO | I lavoratori affiancati dalla Faisa Cisal: «Le aziende devono assolutamente mettere mano al portafogli e sostenere queste persone che in tutti questi mesi sono stati in estrema difficoltà»
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Lavoratori esposti al pericolo del contagio e allo stesso tempo con salari ridotti, nonostante le aziende per le quali prestano servizio non siano state toccate dai danni economici indotti dalla pandemia. La Faisa Cisal Calabria annuncia uno sciopero del trasporto pubblico locale e oggi in un sit in tenutosi a Lamezia Terme, in uno dei piazzali crocevia dei mezzi a lunga e breve percorrenza, ha esposto le motivazioni che starebbero portando la corda a spezzarsi.
Da un lato un trasposto pubblico locale che continuerebbe a percepire contributi regionali e statali ma non sarebbe disposto ad integrare la cassa integrazione dei lavoratori con il 20 per cento mancante rispetto al salario regionale. Dall’altro il trasporto su gomma interregionale falcidiato dal Covid e per il quale il sindacato si dice disposto anche ad intercedere con il ministero.
«Rivendichiamo – ha affermato Francesco Antonio Sibio coordinatore regionale della Faisa Cisal - una maggiore attenzione da parte dello Stato verso questo settore. I Iavoratori stanno arrivando a percepire stipendi e salari da fame e noi siamo contrari. Nel caso della lunga percorrenza, il Covid ha ridotto ai minimi termini il ricorso al viaggio in autobus e devono esserci date delle risposte, Noi siamo disposti a fare da tramite con il ministero».
Ad infuocare gli animi è soprattutto il settore del trasporto pubblico locale su gomma: «Le aziende – continua Sibio - devono assolutamente mettere mano al portafogli e sostenere questi lavoratori che in tutti questi mesi sono stati in estrema difficoltà. Si tratta di persone già stremate da quello che è stato il Covid e da quelle che sono le responsabilità che ogni giorno si assumono sulla strada per trasportare ed assicurare la mobilità a tutti. A ciò aggiungiamo le difficoltà dal punto di vista salariale».
«Ma questo non è accettabile perché le aziende al di là di quello che ci raccontano sono state abbondantemente ristorate sia dallo Stato che dalla Regione». Chiede risposte in termini di integrazione salariale Domenico Marchio, segretario provinciale Faisa Cisal Catanzaro. Nel servizio pubblico locale, afferma il dirigente, «le aziende calabresi hanno avuto i contributi come se tutti i servizi ci fossero stati. Ma non è stato così, portando risparmio sui carburanti, sulla manutenzione e, in alcuni casi, perfino sulle assicurazioni che sono state bloccate».
«Ecco perché – aggiunge Marchio – abbiamo chiesto alle aziende il rimanente venti per cento dello stipendio ma ci è stato negato». Eppure, ribadisce Vincenzo Maida, segretario provinciale Faisa Cisal Crotone, «si continua a ricorrere alla cassa integrazione nonostante i ristori del governo centrale e della Regione ci siano stati sia in merito al chilometraggio totale che alla biglietteria».
Diversa la situazione delle linee interregionali per le quali «il governo non ha pensato a forme di ristoro per le aziende del ramo, abbandonandole. Ecco perché in collaborazione con loro vogliamo far sentire la nostra voce»