Da qualche giorno è in corso la quarta campagna di indagini archeologiche nel Foro di Blanda sul colle del Palècastro di Tortora, della durata di quattro settimane. Dal 3 giugno scorso, infatti, il sito di Blanda è indagato dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, concessionario per conto del Mibact, sotto la direzione scientifica del Prof. Fabrizio Mollo, in strettissima collaborazione con il comune di Tortora, che ancora una volta ha messo a disposizione attrezzature, ospitalità e supporto logistico, e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, nelle persone del soprintendente Mario Pagano e del funzionario responsabile, Simone Marino, affiancato da Mariangela Barbato.

30 ricercatori per ricostruire il passato

Lo scavo vede la partecipazione di una trentina di ricercatori (studenti, laureati, specializzati e specializzandi) provenienti dall’Università di Messina, ma anche dall’Unical e da altri atenei italiani. Oggetto delle ricerche anche quest’anno la città di Blanda Iulia, colonia di veterani romani databile alla fine del I sec. a.C., in vita sino all’età di Alarico come importante centro amministrativo dell’area del golfo di Policastro. Nacque in seguito alla guerra annibalica, quando fu conquistato ai Lucani. Le indagini stanno interessando anche quest’anno l’area del Foro della città romana, con una serie di saggi effettuati per cercare di meglio definire e completare gli interventi effettuati nel 2016, 2017 e 2018.

L'esplorazione dell'area 1000

Al fine di meglio comprendere la situazione planimetrica e l’evoluzione della struttura dell’abitato di Blanda è in corso l’esplorazione della cosiddetta area 1000, posta a ridosso del cosiddetto tempio A, con una serie di edifici appartenenti agli isolati posti a nord e a sud della plateia A, proprio a ridosso dell’ingresso al Foro. Inoltre si sta approfondendo l’indagine nel settore posto alle spalle del tempio A del Capitolium, dove è stato rinvenuto un poderoso livello di materiali arcaici, già individuato nel 2017 e 2018, riferibile ad un abitato enotrio posto sulla parte sommitale del Palecastro. Si tratta delle prime attestazioni di un insediamento indigeno databile nella prima metà del VI sec. A.C., un’importantissima scoperta, considerato che per la prima volta è emerso un livello arcaico relativo al 560-550 a.C., più antico delle tombe della prima fase della necropoli, databili invece tra 540 e 520 a.C., un orizzonte dove i contatti degli indigeni con il mondo greco sono labili e sfuggenti. A quest’orizzonte sembrerebbe riferibile anche un frammento di bucchero etrusco, che configurerebbe per la prima volta un orizzonte di contatti commerciali anche con gli Etruschi e più probabilmente con l’area etrusco-campana.

Uno dei più importanti palinsesti archeologici calabresi

Il sito di Blanda sul Palecastro di Tortora, con le fasi enotrio-indigene, lucane e romane tra VI sec. A.C. e sino al VI sec. D.C., rappresenta uno dei più importanti insediamenti e palinsesti archeologici della Calabria per livello d’indagine, storia dell’insediamento ma anche per il mirabile connubio tra istituzioni (Università di Messina, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Comune di Tortora) che ne fa ormai un modello virtuoso di riferimento. Infine, le ricerche degli ultimi anni, hanno fortemente aumentato il contesto archeologico fruibile, in vista dell’imminente inaugurazione del parco archeologico, di recente completato.