VIDEO | Se si parla di una proroga dell’emergenza sanitaria lo stesso non vale per quella economica. Mentre si fatica a rimettersi in piedi lo Stato chiede i tributi attuali e i pregressi e si teme il blocco dei conti corrente
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Chiedono il congelamento della cartelle esattoriali gli imprenditori calabresi. Neanche il tempo di cercare di rimettersi in piedi che si sono ritrovati con tutto quello che ne consegue, blocco dei conti correnti, fermi amministrative delle automobili. Gli impresari raccolti nelle sigle Impresa Calabria, Lamezia Shopping e Autonomi e Partite Iva non si spiegano come lo stato di emergenza si avvi verso un prolungamento con riferimento in particolare alla dimensione sanitaria, senza aver preso alcuna misura per l’economia, anzi andando dritti verso un settore che proprio il Covid ha schiacciato e deve ancora rimettersi in piedi pretendendo cartelle esattoriali, tributi e tasse come se nulla fosse accaduto e le zone rosse non fossero mai esistite.
Roba non da poco per chi durante la pandemia ha dato fondo ai risparmi per andare avanti. Eppure lo Stato sta chiedendo il pagamento non solo dell’attuale, ma anche del pregresso. Con un carico fiscale così importante e l’aumento di beni essenziali, tra il commercio che rischia di non riprendere più il volo, nemmeno per Natale, gli imprenditori si interrogano e fanno appello allo Stato: «Si sta svolgendo una carneficina silenziosa, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese – spiega il presidente di Impresa Calabria Stefano Rocca – che sono lo scheletro del tessuto economico italiano. Ma nessuno ne parla. Si svolge in maniera quasi tacita».
«Come viene in mente di ricominciare dalla richiesta così solerte di pagamenti del pregresso e dell’attuale? Come si può rimettere in moto un’economia provata, quando il carico fiscale soffoca ogni tentativo di ripresa? Le tasse e le cartelle esattoriali disincentivano il consumo bloccando di fatto l’economia – afferma Rocca -. Inoltre, bisogna considerare che si è registrato un aumento smisurato dei prezzi, a partire dai farinacei, dalle utenze luce e gas, dai carburanti, persino dalla revisione auto, dai materiali edili: tutto ha subito un incremento pari al doppio. A questo vanno aggiunte le restituzioni dei finanziamenti ricevuti nel periodo del lockdown per spalmare le perdite in cinque anni: perdite subite per le chiusure imposte e necessarie (finanziamenti che, a nostro avviso, avrebbero dovuto essere a fondo perduto)».
Gli imprenditori chiedono il congelamento di almeno queste ultime cartelle per potere poi procedere man mano che l’economia inizierà a riprendersi.