Demetrio Metallo, imprenditore, figlio di imprenditori, è da sempre in prima linea anche con incarichi nelle associazioni di categoria. I suoi investimenti sono localizzati sul Tirreno cosentino, ma il suo impegno abbraccia tutta la Calabria e, in una fase caratterizzata dalla “guerra” economica dichiarata da Trump al resto del mondo le preoccupazioni non mancano. Lo abbiamo sentito per fare il punto sulla congiuntura. 

È un momento difficile per gli imprenditori italiani.
«L’Italia sta attraversando un periodo molto complicato e difficile a livello economico che, ovviamente, si riflette anche inevitabilmente nel tessuto sociale. Le Pmi, che sono la vera ossatura del sistema imprenditoriale, sono in grande affanno».

Poi su tutto c’è una burocrazia soffocante.
«La burocrazia che attanaglia il sistema, a ogni livello, contribuisce spesso a far perdere del tempo prezioso nelle attività delle imprese. Si parla da tanto tempo di “sburocratizzare” tutto l’apparato pubblico, ma abbiamo ancora difficoltà molto oggettive che impediscono questo processo essenziale per la crescita del sistema delle imprese».

E una pressione fiscale ormai insostenibile.
«La pressione fiscale sulle imprese è ancora molto imponente. Rappresenta ormai il maggiore costo per le partite Iva, arrivando ad oltre il 43%. A questa percentuale vanno aggiunte tutte le tasse locali, per cui si arriva al 60%».

E poi c’è la situazione delle imprese calabresi, che non vivono certamente un momento facile. Anzi.
«La situazione nel Mezzogiorno, ed in Calabria in particolare, è ancora più drammatica. Il costo del denaro, al Sud, è di almeno 3 punti percentuale in più rispetto al Nord. Il rapporto tra le imprese che chiudono e le partite Iva che aprono, è spesso rappresentato dal segno meno».

All’orizzonte c’è la politica dei dazi del presidente americano Trump che rischia di mettere in ginocchio il sistema agroalimentare calabrese.

«La guerra dei dazi, aperta dall’amministrazione americana nel suo nuovo corso, è un’ulteriore batosta per l’economia nazionale e per il Mezzogiorno. Tutti i settori, compreso quello turistico che vive anche sull’indotto generato dal sistema, soffrirà a breve termine di questa situazione assurda. L’aumento dei costi di alcuni prodotti causerà inevitabilmente l’innalzamento delle tariffe dell’ospitalità, con conseguenze, purtroppo, facilmente prevedibili».

I rapporti con le banche sono notoriamente molto difficili. E probabilmente ora sono anche peggiorati.
«Il sistema bancario e creditizio impone regole dettate dalla Ue, e dalla Bce, che sono distanti dalle difficoltà che vivono le imprese italiane. Non ci sono certezze, i parametri imposti sono assolutamente inadeguati a far fronte alle esigenze del mondo imprenditoriale».

La situazione che si prospetta all’orizzonte è davvero molto complicata.
«Non esiste, a mio modesto parere, una sola soluzione, ma servono più interventi congiunti e sinergici. Soprattutto occorre che il Governo centrale si imponga sulla Ue, perché ogni Paese membro rappresenta difficoltà soggettive diverse da tutti gli altri».

Poi ci sono i momenti tragici delle guerre che stanno incendiando sempre più Paesi e aree geografiche. Con conseguenze anche per l’Europa e ovviamente l’Italia.
«È così, le guerre che sono in atto con spargimento di sangue in molti contesti del mondo, oltre a generare morti innocenti in nome non si sa di quale scopo se non di sete di potere, stanno generando una corsa al riarmo a discapito dei servizi invece essenziali come la sanità e il contrasto alla povertà sociale».