Stangata in sede contabile per il responsabile del procedimento della più grande opera pubblica mai pensata a Vibo Valentia e per un ex dirigente della Provincia
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La richiesta di risarcimento danni ammontava ad oltre 15 milioni di euro. Ma anche se con cifre inferiori, la sentenza della Corte dei Conti è comunque una “stangata”: l’ex dirigente della Provincia di Vibo Valentia Giuseppe Francesco Teti, 67 anni, di Filogaso, è stato condannato al pagamento di 3.899.691,92 euro, mentre Antonio Francolino, 54 anni, di Vibo Valentia, è stato condannato a pagare 974.922,28 euro. Antonio Francolino, attuale responsabile del settore Viabilità della Provincia, è stato citato in giudizio quale responsabile unico del procedimento per la costruzione della Strada del Mare, la più grande e costosa opera pubblica mai pensata nel Vibonese e che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto collegare Pizzo Calabro a Rosarno attraversando tutta la costa e quindi i territori di Vibo Marina, Briatico, Parghelia, Drapia, Tropea, Ricadi, Joppolo e Nicotera.
Le condanne
Proprio la costruzione della Strada del Mare costa ora la pesante condanna per Teti (tre milioni e 899mila euro) e Francolino (974mila euro). I due sono stati condannati anche al pagamento della maggior somma tra gli interessi legali e la rivalutazione monetaria su base annua secondo gli indici Istat dalla data dell’evento sino alla pubblicazione della sentenza. La Corte dei Conti ha invece dichiarato prescritta l’azione erariale con riferimento al danno da mancata realizzazione dell’opera e per l’effetto estinto il diritto al risarcimento del conseguente danno per oltre dieci milioni di euro (10.508.949,39 euro). Ad avviso della magistratura contabile, le condotte dei due funzionari sono connotate da “colpa grave” e sarebbero la causa di danni erariali nei confronti della Provincia di Vibo Valentia per il mancato completamento dell’opera che resta al momento irrealizzata e - secondo la Procura di Vibo - irrealizzabile così come pensata nel progetto. Gli esborsi finanziari finora avvenuti hanno portato ad un depauperamento delle finanze dell’ente senza un corrispondente arricchimento del proprio patrimonio quantificabile in 10 milioni e 509mila euro pari alla differenza tra l’intera spesa iniziale sostenuta dall’ente (15,3 milioni) e l’importo del maggiore esborso di somme dovuto all’errata contabilizzazione dei lavori effettuati (4,8 milioni).
“Un progetto carente”
Ad Antonio Francolino, la Procura contabile di Catanzaro (concordando con la Procura ordinaria di Vibo) contestava il fatto che il mancato completamento della Strada del Mare è stato determinato proprio dall’aver messo in esecuzione un progetto carente sin dall’origine, senza aver posto poi gli opportuni rimedi (risoluzione contrattuale) per evitare di aggravare i danni. All’ex dirigente della Provincia e direttore dei lavori - Giuseppe Francesco Teti - si contestava invece di aver avuto consapevolezza delle lacune e degli errori che rendevano il progetto esecutivo non cantierabile, omettendo di adottare gli atti formali previsti dalla normativa, oltre ad aver effettuato un’erronea contabilizzazione degli interventi effettivamente eseguiti che avrebbe impedito alla Provincia di disporre di un dato contabile vero e reale da porre alla base delle valutazioni circa il mantenimento della del rapporto contrattuale. Con tali condotte, ad avviso della Procura contabile, si è assistito allo sperpero delle risorse finanziarie erogate per un’opera - la Strada del Mare - che non ha mai visto la luce. Ad Antonio Francolino, la Procura della Corte dei Conti aveva quindi chiesto un risarcimento danni pari ad 8 milioni e 400mila euro, mentre 2 milioni e 100mila euro erano stati chiesti a Francesco Giuseppe Teti, che è stato invece condannato a pagare 3 milioni ed 899mila euro. L’inchiesta sulla “Strada del mare” ha portato il 4 marzo 2016 al sequestro di beni per equivalente per un ammontare di cinque milioni di euro.
Gli altri indagati
Nell’inchiesta penale aperta a Vibo, oltre a Francolino e Teti, sono indagati anche Antonino Scidà, 53 anni, direttore tecnico delle imprese di Restuccia, e Giacomo Consoli, 67 anni, di Vibo Valentia, ex dirigente dell’ufficio Lavori Pubblici della Provincia di Vibo Valentia. Per tutti loro pende una richiesta di rinvio a giudizio. L’imprenditore Vincenzo Restuccia di Rombiolo, titolare dell’impresa che aveva in appalto i lavori, anche lui indagato nell’inchiesta, è invece deceduto nel 2017.