«Se ti dicono che ti mandano i soldi a casa a condizione che non lavori e facile che si rimanga a casa». Non ci gira molto attorno il direttore di Federlaberghi Alessandro Massico Nucara a Gizzeria nel Lametino, per un incontro con gli albergatori che difende la categoria.

Il nodo è quello che sta tenendo banco in questi giorni: la difficoltà degli imprenditori del ramo turistico a reperire lavoratori stagionali. Che si tratti di baristi, cuochi, camerieri, addetti alla manutenzione o altro, le difficoltà rimbalzano da nord a sud. I titolari di imprese dicono che la colpa è del reddito di cittadinanza che avrebbe, sostanzialmente, impigrito il sistema e indotto il target di riferimento a mantenere il sussidio a braccia incrociate, piuttosto che rimettersi in gioco.

Dall’altro lavoratori e sindacati non ci stanno e parlano di proposte al limite dello sfruttamento. Per quanto riguarda il ramo alberghiero, Nucara cita i dati Inps dell’ultimo anno, con un milione e 200mila persone assunte regolarmente. Non nega che possano esserci le mele marce, ma rifiuta che le difficoltà che il settore sta vivendo siano da imputare a condizioni lavorative e contrattuali.

Nucara allarga la questione non solo al reddito di cittadinanza, ma anche ad altre forme di sussidio che possono indurre a scelte di comodo. Il numero due di Federalberghi cita il decreto sostegno bis: «Qualche settimana fa, prima dell'entrata in vigore del decreto sostegni bis si era sparsa la voce che questa misura avrebbe garantito ai lavoratori stagionali 1600 euro a condizione che all'entrata in vigore della misura queste persone fossero disoccupate.

Il provvedimento – continua a spiegare Nucara - è entrato in vigore il 25 maggio, la notizia ha fatto sì che dall'inizio di maggio in poi nessuno accettasse un'offerta di lavoro in chiaro, perché tutti aspettavano di essere disoccupati fino al giorno dell'entrata in vigore del decreto».

«È giusto che ci sia stata un’indennità per i lavoratori stagionali che hanno sofferto in questi mesi, così come per le imprese. Se non ce ne sarà bisogno vorrà dire che staranno andate meglio le cose. Ma, guardando ad oggi, bisogna fare attenzione alle norme - conclude il direttore - perché a volte anche le migliori intenzioni hanno come conseguenza il fatto che le regole si incastrino e le persone in maniera opportunistica scelgano la strada più semplice, non lavorare».