Più che crederci davvero ci avevamo sperato. Solo l’idea, che prese forma nel 2022, di uno stabilimento della Intel Corporation in Calabria, per la produzione dei suoi microchip, faceva girare la testa a immaginarne i benefici economici e occupazionali. Ma, a quanto pare, il sogno non si concretizzerà.

A Davos, Pat Gelsinger, amministratore delegato della multinazionale statunitense che costruisce i cuori di silicio che battono nei computer di mezzo mondo, ci ha messo una pietra sopra. Secondo quanto riferisce Repubblica, infatti, Gelsinger ha detto esplicitamente che «in questo momento non c’è nessun progetto in Italia», perché l’azienda è «focalizzata sugli stabilimenti da realizzare in Germania e Polonia». Tramonta così l’ipotesi ventilata dalla stessa Intel e caldeggiata prima da Draghi e poi da Meloni attraverso una serie di interlocuzioni con l’azienda per mettere sul piatto della bilancia aiuti statali che spingessero il colosso californiano a scegliere l’Italia.

Ma niente da fare. Intel costruirà una grande fonderia in Germania, a Magdeburgo, e un centro per i test in Polonia, portando con sé un bastimento carico di soldi, circa 4,5 miliardi di euro. In questo Risiko mondiale che sposta tecnologia e ricchezza, anche la Calabria aveva schierato i suoi carrarmatini, con sindacati e consiglieri regionali che si erano galvanizzati alla prospettiva di vedere la propria regione proiettata nel gotha della grande industria che decide il futuro del mondo.

In prima fila c’era Gioia Tauro, ovvia candidata a ospitare il nuovo insediamento grazie al suo porto. E non erano mancate le interrogazioni consiliari per sollecitare l’impegno della giunta Occhiuto su questo fronte.
Invece, l’unica città italiana che potrà consolarsi un po’ è Pavia, dove Intel farà parte della Fondazione Chips.it, il centro per il design dei semiconduttori che sta nascendo in questi mesi. Per tutti gli altri non resta che mettersi l’anima in pace.