Domani, 1 dicembre, lo sciopero nazionale di Cgil e Uil farà tappa anche in Calabria. Tre le manifestazioni previste, a partire dalle ore 10, in altrettante città: Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Dai sindacati l'invito a «tutti i lavoratori calabresi per protestare contro la proposta di Legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali del Governo». Una giornata di sciopero generale che bissa quella dello scorso 17 novembre.

«Quella del Governo nazionale - si legge in una nota diffusa dalla Cgil Calabria - è una manovra che non prende in alcuna considerazione il rinnovo dei Ccnl del   settore privato e dei vari comparti produttivi, da tempo scaduti e con gravi conseguenze disincentivanti rispetto al ruolo e funzioni della Contrattazione di Secondo Livello, quindi  alcun rimedio per fronteggiare l’inflazione crescente che ha ridotto la capacità d’acquisto dei salari e allo stesso tempo nessun intervento per l’adeguamento perequativo sulle pensioni. Una manovra che non guarda al futuro del Paese e che nella nostra regione, rispetto alla carenza di fondi  per le istituzioni locali, contribuisce ad  un ulteriore indebolimento dei servizi pubblici locali, non garantendo fondamentali diritti di cittadinanza e infrastrutture materiali e immateriali che in definitiva non rendono la Calabria attrattiva rispetto anche ad investimenti produttivi privati, al netto dell’assenza del sostegno pubblico in favore di sviluppo e politiche industriali. Risultano assenti i finanziamenti necessari a migliorare, innovare e rendere efficienti i servizi pubblici e sostenere le attività produttive e favorire così un  serio Piano Occupazionale Regionale che freni la forte emigrazione dei giovani calabresi, favorisca la stabilizzazione del precariato storico e offra  concrete opportunità lavorative agli espulsi dal mercato del lavoro regionale. Così come insufficiente risulta il finanziamento sulla Sanità che in Calabria si aggiunge alle politiche austere del Piano di Rientro, confermando  le criticità rispetto alle necessità del reclutamento di personale indispensabile a garantire il diritto alla salute dei calabresi, con la diminuzione dei tempi  per le liste d’attesa, frenando la mobilità passiva sanitaria  e non consentendo anche alla nostra Regione il miglioramento della medicina territoriale prevista dai fondi del Pnrr, risultanti ridimensionati da tagli indiscriminati».

Per queste ragioni, alcune regioni del Mezzogiorno e tra queste la Calabria, «l’1 dicembre sciopereranno per fare sentire la voce della protesta, per l’assenza di interventi in favore del Sud del Paese che non risulta essere nell’agenda dei provvedimenti del Governo e anzi alcuni di questi   aggiungono problemi a quelli storici e strutturali, in particolar modo della nostra Regione e non tengono in alcuna considerazione le rivendicazioni contenute nelle  piattaforme sindacali  “Vertenza Calabria”, “Piano per Il Lavoro” e fanno presagire per un pericoloso arretramento economico e sociale, contro il quale sentiamo di dover rispondere con azioni di protesta e mobilitazione a partire dall’appello ad una massiccia adesione, di tutti i lavoratori calabresi, allo sciopero  di venerdì 1 dicembre e alla partecipazione, nella stessa giornata, alle previste manifestazioni di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Anche in Calabria non passerà l’intimidazione del Governo indirizzata ad impedire o limitare un diritto costituzionale quale lo sciopero. Nella nostra regione si aggrava la sofferenza, il disagio sociale ed economico, un malessere profondo che, come nel resto del Paese, merita una lotta serrata che, in Calabria, continuerà anche dopo l’1 dicembre con una crescente protesta promossa dal sindacato che continuerà a mobilitare lavoratrici, lavoratori, pensionate/i, cittadini e giovani».

Gruppo Pd aderisce allo sciopero: «Stop a manovra contro Sud»

Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Domenico Bevacqua annuncia l'adesione dei consiglieri dem allo sciopero generale di domani. «Uno sciopero inevitabile - sottolinea Bevacqua in una nota - per tentare di bloccare e cambiare una manovra di bilancio che dimentica il Sud e si accanisce con i ceti più deboli della popolazione. Condividiamo dunque le ragioni che hanno portato i sindacati ad indire e difendere lo sciopero generale, nonostante le precettazioni antidemocratiche del ministro Salvini. Alzare i salari, estendere i diritti e contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani. E a sostegno di un'altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile ma necessaria e urgente. Serve mettere un argine alla deriva intrapresa dal governo Meloni - aggiunge il capogruppo dem alla Regione - che si appresta inoltre a varare l'autonomia differenziata senza che siano stati definiti i Lep. Un altro provvedimento contro il Sud che avrebbe invece necessità estrema di tornare priorità nell'agenda di governo»