A tracciare questo quadro è Rosario Antipasqua, presidente dell’Associazione nazionale autonomi liberi imprenditori (Asnali) che conta 1000 imprese associate nella nostra regione (ASCOLTA L'AUDIO)
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Benzina, bollette, pane e non solo. Lo scoppio della guerra in Ucraina rischia di dare una spallata mortale alla già fragile economia calabrese. L’aumento dei costi dovuti al conflitto nell’Est Europa incide in maniera inesorabile su un’economia asfittica come quella della Calabria, già segnata in maniera profonda da due anni di pandemia.
I costi di materie prime ed energia, già in aumento negli ultimi mesi, hanno subito un’impennata da quando i venti di guerra hanno cominciato a soffiare al confine tra Russia e Ucraina.
«Già da 15 giorni, vale a dire da quando si è cominciato a parlare dell’invasione, i mercati hanno iniziato un’oscillazione al rialzo dovuto al costo di gas, benzina, metano. Un’oscillazione che ha portato all’aumento nei listini dei prezzi. Stamattina, per esempio, al self service il prezzo del gasolio ha superato il prezzo di 1 euro e 75 centesimi, mentre la benzina è intorno 1 e 87 centesimi. Solo nella giornata di sabato scorso c’è stato un aumento di 3 centesimi di alcune compagnie petrolifere».
A tracciare questo quadro a tinte fosche è Rosario Antipasqua, presidente regionale Asnali, l’Associazione nazionale autonomi liberi imprenditori che conta 1000 imprese associate in Calabria.
Restando al prezzo dei carburanti, Antipasqua fa notare come «al servito è già da un mese che paghiamo la benzina a oltre 2 euro. In sull’autostrada, addirittura a 2 euro e 20 centesimi, mentre il gasolio a 2 euro. Questa oscillazione pesa negativamente anche sui costi di produzione. Il costo della bolletta di gas e luce è aumentato di circa 15, 20%. Un aumento costante già da giugno dell’anno scorso, ma che adesso rischia di strozzare l’economia in Calabria, mettere in ginocchio le famiglie e potrebbe avere come esito la chiusura di molte attività commerciali».
È il caso dei benzinai, per esempio. «Un benzinaio nostro associato – spiega Antipasqua – a dicembre ha venduto 80mila litri e ha incassato 1600 euro. Il suo guadagno netto è di 2 centesimi al litro e ha dovuto pagato per la bolletta della luce 1507 euro. Il suo stipendio in un mese è stato di 83 euro. Immaginate quale possa essere la situazione adesso, in un periodo nel quale i costi stanno aumentando».
E il costo delle materie prime sta facendo lievitare anche i prezzi della filiera agricola: «I costi di produzione della carne e dei prodotti agricoli – sottolinea Antipasqua – a causa dell’aumento dell’energia elettrica stanno salendo a vista d’occhio andando a impattare su un settore già provato e sui prezzi al consumo. I prezzi dei cereali già da un anno sono in costante aumento. Parliamo del 90% della semola e il 30% della farina 00».
Il costo del pane è aumento già a novembre da 2,50 a 3 euro al chilo. «Adesso a causa della guerra – ha aggiunto il presidente di Asnali - si prevede un rincaro del 15% insieme a quello della pasta. Non potrebbe essere diversamente dato che importiamo il 40% di frumento dall’estero e Russia e Ucraina sono i nostri maggiori fornitori. Insomma, la pandemia ha lasciato un segno profondo nell’economia calabrese e la guerra non ha fatto altro che peggiorare la situazione».