VIDEO | Ludopatico da quando aveva 15 anni, cresciuto a contatto con la criminalità e abituato a maneggiare denaro, Arturo è riuscito dopo una vita dietro le slot a lasciarsi alle spalle una dipendenza che gli aveva distrutto la vita
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«È da quando avevo 15 anni che gioco alle macchinette, fino ai quaranta anni, in pratica fino ad un anno fa. Ora ne sono uscito». Venticinque anni di gioco d’azzardo, venticinque anni in trappola, a partire da quando era soltanto un adolescente, incastrato in un vero e proprio meccanismo di dipendenza tra slot machine e bische clandestine, foraggiato dal fatto di essere cresciuto in un ambiente malato, in cui l’illecito era la quotidianità.
Era abituato ad avere sempre quattrini a portata di mano Arturo, questo il nome di fantasia che gli abbiamo dato. Quattrini da spendere e sperperare inseguendo “la mano giusta”. «Non saprei nemmeno immaginare quanti soldi ho bruciato, si tratta di cifre troppo elevate. Basti pensare – ci racconta – che una volta vinsi 13mila euro e li rigiocai immediatamente a blocchi da 500 euro. Non durarono nulla».
Arturo è un ludopatico, ma per arrivare ad ammettere di avere un problema ha dovuto toccare il fondo e la disperazione più pura, tentando anche di togliersi la vita. Oggi ha iniziato un percorso di riabilitazione e riesce a vedersi con occhi diversi e a raccontare il suo passato per evitare che altri possano commettere i suoi errori.
«Non ho mai accettato di avere un problema – ci confida – ho ammesso di essere un ludopatico quando sono entrato in una struttura che si occupa di questo. Forse, è stato determinante in questa mia mancata coscienza, il fatto che avevo sempre soldi. Ho vissuto in un ambiente “cattivo”. Ho sempre avuto a che fare con l’illecito, ho sempre maneggiato denaro. Sono finito anche nelle mani degli strozzini. Ho rovinato la mia famiglia».
La ludopatia divora, divora non solo conti bancari e risparmi di una vita, ma sfibra i rapporti, allarga le maglie della fiducia perché, ci spiega ancora Arturo, «un ludopatico è disposto a tutto per avere i soldi da giocare, anche a mentire al suo stesso sangue, alla sua famiglia». Una famiglia che però non lo ha abbandonato, anzi, proprio grazie a sua madre ha deciso di prendere di petto questo spettro che lo stava annullando ed è riuscito ad uscirne: «Ora mi sento un’altra persona, mi sento libero. Ho ritrovato anche fiducia in me stesso, prima mi sentivo una nullità».