«Abbiamo chiesto al ministero dell'Agricoltura di definire attraverso un tavolo tecnico misure adeguate e di assumere un'iniziativa nei confronti della Comunità Europea che vada in direzione di una modifica dei regolamenti comunitari». Il caso degli stringenti controlli avviati dai pattugliatori comunitari nello specchio d'acqua calabrese è finito direttamente sulla scrivania del presidente della Regione, Mario Oliverio. Dopo quaranta giorni di fermo lavorativo, infatti, una delegazione di pescatori di Schiavonea, Cirò Marina e Cariati ha raggiunto in mattinata il capoluogo per consegnare in mano alla Regione l'esasperazione di intere famiglie gettate sul lastrico da politiche comunitarie miopi e che poco si addicono alla realtà produttiva calabrese.

 

«Le regole del mare del Nord non possono essere applicate al mar Ionio - ha spiegato Cataldo Minò, presidente del Flag Borghi Ionio - perchè al di là della diversità della flora e dalla fauna marina impatta nelle nostre realtà in maniera devastante». Ad essere contestato nello specifico è l'obbligo di utilizzo di reti a maglie larghe che ai pescatori calabresi impedisce di portare un reddito a casa. «Iniziamo a considerare anche il fermo biologico - ha aggiunto ancora - viene imposto a settembre quando per noi sarebbe opportuno averlo a marzo, aprile o maggio». Da qui l'appello ai rappresentanti regionali di farsi portavoce al ministero dell'Agricoltura ma ancor di più a Bruxelles per sollecitare una modifica dei regolamenti comunitari, accusati di far strage di pescatori calabresi. «Io credo che le misure di carattere biologico non possano non essere accompagnate da altrettante misure di sostegno al reddito delle aziende», ha concluso il governatore Mario Oliverio.