Il fantasma del licenziamento per quattrocento lavoratori impiegati nel comparto della sanità privata è oggi scomparso definitivamente. Proprio questa mattina la seconda sezione del Tar Calabria si è finalmente pronunciata sul decreto emanato dal commissario straordinario, Massimo Scura, e impugnato dalle associazioni e dalle cliniche private che ne contestavano il contenuto. L'atto vergato dal plenipotenziario della sanità calabrese prevede, infatti, una riduzione dei budget assegnati alle strutture private convenzionate al servizio sanitario pubblico in qualità di rimborsi per le prestazioni erogate, sforbiciata che aveva indotto i titolari delle cliniche ad annunciare riduzione degli orari di lavoro e licenziamenti di massa. Circa quattrocento lavoratori sarebbero stati interessati dai tagli tra educatori, fisioterapisti, operatori sociosanitari e medici.

 

 

Nella sentenza resa pubblica oggi la seconda sezione del Tar Calabria chiamata ad esprimersi sulla materia ha però accolto in parte il ricorso proposto da Piccola Opera Onlus - Aris, dall'associazione Vivere Insieme, da Anaste Calabria e dall'Aiop Calabria. Si tratta, nello specifico, di associazioni operanti nel settore delle residenze sanitarie assistenziali. I giudici amministrativi hanno, infatti, annullato il decreto commissariale nella parte in cui fissa al primo di novembre del 2017 l'esecutività della nuova tariffe definendo "irragionevole" tale termine "a causa della ristrettezza e della mancanza di una fase transitoria adeguata per consentire le procedure di adeguamento per effetto della nuova tariffa". Le cliniche avrebbero dovuto affrontare una fase di ricollocazione delle unità lavorative dichiarate in esubero per effetto del nuovo decreto.

 

Luana Costa