Quarantacinque anni sono trascorsi dalla prima redazione del progetto esecutivo. Finanziato con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno, solo oggi ha visto la luce l'invaso della diga "Re di sole" che fornirà acqua irrigua a 945 ettari di terreni nel comune di San Giovanni in Fiore. «Ci sono state grandi lentezze, la burocrazia esonda in questi casi» ha confermato l'assessore all'Agricoltura, Gianluca Gallo. Tra varianti collaud, passaggi di competenze tra enti concessionari, solo domani si inizierà la sperimentazione. L'invaso accoglierà la prima acqua a beneficio principalmente degli agricoltori.

Risorsa inutilizzata

«In una regione dove abbiamo un patrimonio di risorsa idrica che potrebbe consentire di irrigare tutta la Calabria, purtroppo molto spesso siamo vincolati a non poterla sfruttare a causa di una farraginosa burocrazia» ha chiarito il presidente di Coldiretti, Franco Aceto. «La coltura che se ne avvantaggierà è quella della patata a denominazione protetta. Quella è una zona dop - ha precisato il presidente del Consorzio di Bonifica Bacini Meridionali Cosentino, Salvatore Gargiulo -. Ci sono tentativi di sviluppo di altre culture, ad esempio, la cipolla, Stanno tentando di trasportare la cipolla da Tropea in Sila». 

Lo spettro di A2A

Dal torrente Fiumarella, affluente del fiume Neto, l'acqua sarà raccolta nell'invaso portando la superficie irrigabile dagli attuali 51 ettari a 945. Ma non si smorza la polemica: «La Sila è piena d'acqua - ha aggiunto Gargiulo - ed è data in concessione a due enti: Enel e A2A, che con l'agricoltura hanno poco a che fare». Sullo sfondo resta ancora il braccio di ferro con il colosso dell'idroelettrico che in Regione si tenta di disinnescare: «Abbiamo chiesto che sia modificata la convenzione - ha chiarito l'assessore Gallo - e, in particolare, tutto quanto viene utilizzato per scopi idropotabili venga ad essere aumentato gratuitamente perché non si può pagare l'acqua che si somministra ai cittadini».