Provvedimento molto atteso in Italia, che è uno dei sei Paesi a non avere già una regolamentazione in materia. Tra gli obiettivi, garantire un tenore di vita dignitoso ai lavoratori e rafforzare la contrattazione collettiva. Entro fine mese potrebbe diventare legge (ASCOLTA L'AUDIO)
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È stato raggiunto nella notte l'accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. Ad annunciarlo è la Commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter, dove si informa anche che i dettagli verranno illustrati in una conferenza stampa in programma stamani alle 9:30 a Strasburgo.
«La nuova legge - si legge in una nota diffusa dal Consiglio europeo -, una volta adottata definitivamente, promuoverà l'adeguatezza dei salari minimi legali e contribuirà così a raggiungere condizioni di lavoro e di vita dignitose per i dipendenti europei».
Legge entro giugno
A poco più di un anno e mezzo dalla proposta della Commissione europea, già approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio in prima lettura, si è dunque giunti ad un accordo al termine dell'ultimo round di negoziati (il cosiddetto 'trilogo') tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue. L'accordo raggiunto oggi dovrà essere confermato dal Coreper, la riunione degli ambasciatori Ue. L'approvazione sarà seguita da una votazione formale sia in seno al Consiglio che al Parlamento europeo. Il tutto potrebbe accadere entro la fine di giugno. Dopo di che gli Stati membri hanno avranno due anni per recepire la direttiva nel diritto nazionale.
Un provvedimento molto atteso in Italia - il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando lo ha definito «un assist per i lavoratori» - dove il dibattito politico sul tema si è riacceso in questi ultimi giorni fino a creare qualche tensione all'interno della maggioranza e del governo.
Ma a Bruxelles sono certi che l'impatto della direttiva non sarà «negativo per la creazione dei posti di lavoro e per l'occupazione», come ha già avvertito il commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit, ricordando che dopo l'introduzione in Germania l'occupazione è anzi aumentata e che nell'Ue non saranno comunque previsti massimi e minimi salariali. La direttiva punterà invece, secondo quanto già chiarito, a istituire un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi.
Italia tra i Paesi Ue a non avere già il salario minimo
L'Italia è tra i sei Paesi dell'Ue a non avere già una regolamentazione in materia, con un dibattito del tutto aperto tra le parti sociali e all'interno del governo stesso. L'idea delle tre istituzioni europee nell'accordo è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire «un tenore di vita dignitoso», a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a «rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva».
La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l'80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo e all'interno dei quali dovrebbe essere trovato un compromesso. Oltre all'Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro.
Le definizioni di salario 'adeguato' e 'minimo' sono altri punti su cui si sono concentrati i negoziatori europei. Anche se il testo sarebbe stato già blindato da un accordo di massima raggiunto tra Francia e Germania e sarebbero rimasti da definire solo dettagli tecnici. Il provvedimento europeo, ha osservato Orlando «spingerà di più verso interventi che salvaguardino i livelli di salario più bassi e verso una disciplina organica». Da quanto si apprende, però, non sarebbe stato fissato l'obbligo di adottare il salario minimo.
In Italia maggioranza divisa
«Abbiamo un problema drammatico di lavoro povero», la denuncia del segretario del Partito democratico Enrico Letta: «Noi siamo a favore del salario minimo, nella logica della direttiva Ue. Il salario minimo serve a togliere il più possibile dal tavolo le fattispecie di lavoro povero». Per il vice presidente di FI Antonio Tajani invece «si rischia di abbassare gli stipendi piuttosto che aumentarli». Mentre per la leader di FdI Giorgia Meloni è «un'arma di distrazione di massa», quando andrebbe tagliato il cuneo fiscale. Il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ha definito «indegno» cercare di rimuovere il reddito di cittadinanza, «anzi dobbiamo lavorare per allargare il fronte - ha ribadito - introducendo anche il salario minimo».
Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha invitato a non ascoltare l'Europa «solo quando ci dice di tagliare le pensioni o cancellare l'articolo 18 o tagliare la spesa sociale. Se finalmente tutta l'Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti mettono in discussione tenuta sociale, bisogna ascoltarla».