Protesta partecipata oggi nella cittadina del Catanzarese insiema alla Fisascat Cisl Calabria: «Bisogna mettere in sicurezza tutto il sistema economico, produttivo e sociale calabrese altrimenti rischia di collassare»
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C’è la paura di dover soccombere sotto il peso di costi ormai alle stelle, l’orgoglio per essere riusciti a sopravvivere nonostante due anni infernali e una richiesta di aiuto che rivolgono alla politica nazionale e regionale: «Il loro lavoro è risolvere problemi, ebbene: lo facciano».
Questa mattina gli operatori del turismo e della ristorazione del lametino si sono ritrovati a Falerna per protestare contro l’aumento costante dell’energia che rischia di mandare a gambe all'aria un intero comparto economico. Si tratta dell'ennesima richiesta di aiuto che giunge dal mondo dell'imprenditoria calabrese, prostrata da anni di sacrifici e problemi e ora messa quasi al tappeto dal caro energia. Alla protesta ha partecipato anche la Fisascat Cisl Calabria, rappresentata dal segretario Fortunato Lo Papa.
A parlare con la stampa a nome di tutti i partecipanti alla protesta è Palmierino Crialesi, proprietario del ristorante dove si è tenuto l’incontro. «La mia famiglia è nella ristorazione dal 1950, siamo alla terza generazione – ha spiegato – e io ho un mio locale da 2005». Una lunghissima esperienza nel campo della ristorazione e del turismo che adesso, però, rischia di concludersi in modo amaro. «L’ultima bolletta di agosto 2022 è stata 7.700 euro circa – sottolinea Crialesi - ma abbiamo risparmiato 2.700 euro di energia riattiva che abbiamo recuperato grazie a un rifasatore di ultima generazione che abbiamo montato».
Non è solo il caro bollette che sta mettendo in difficoltà gli operatori della ristorazione e del turismo. «L’estate appena trascorsa – aggiunge - ha segnato una flessione in termini di presenze rispetto agli ultimi anni, parliamo del 35% in meno. Non è solo l’energia che è aumentata, ma anche le materie prime: dietro un ristorante ci sono 30 fornitori, tra i quali la compagnia dell’energia elettrica». L’aumento dei costi dell’energia, però, non riguarda solo agli ultimi mesi e le tensioni in Ucraina.
«Il punto è che già da gennaio 2021 fino ad aprile – sottolinea Crialesi - abbiamo aperto solo a pranzo, per risparmiare in energia. Da ottobre prossimo stiamo già pensando di chiudere la sera per vedere se riusciamo a sopravvivere sperando che il prossimo governo troverà una soluzione, perché deve essere Roma a intervenire, noi paghiamo le tasse e facciamo turismo. Se tutto questo non dovesse bastare saremmo obbligati a chiudere». La tenacia di chi continua a investire nella nostra regione, però, non può bastare per mandare avanti un’attività commerciale. Servono infatti anche le condizioni per poterlo fare.
Ad oggi, i ristoratori hanno un’autonomia di un mese un mese e mezzo, come spiegato anche dal presidente di Confindustria Vibo Valentia Rocco Colacchio costretto, così come il gruppo di Pippo Callipo, a interrompere la produzione per una settimana al mese, per ridurre le spese di energia. «Tra un mese e mezzo – attacca Crialesi - la chiusura sarà inevitabile. La politica è in campagna elettorale, solo qualcuno è venuto a sentire la nostra voce. Ma la sensazione che abbiamo è che ognuno di loro stia combattendo una personale battaglia per una poltrona. La politica deve farsi portavoce del nostro grido di dolore. Da marzo 2020 siamo in grande sofferenza: prima il Covid, poi l’aumento delle materie prime e ora l’energia. Non riusciamo più ad andare avanti».
Crialesi spiega che la chiusura di un solo ristorante porta con sé gravi conseguenze: «Il nostro comparto è in crisi e dietro un solo ristorante, ribadisco, ci sono 30 fornitori. Il nostro mestiere è fare turismo, il loro è risolvere i problemi. Ebbene: lo facciano».
Alla protesta ha preso parte anche il segretario della Fisascat Cisl Calabria Fortunato Lo Papa. «Ormai – tuona il sindacalista - si è persa la bussola della sostenibilità sociale e della salvaguardia occupazionale. La politica è disattenta rispetto a quelle che sono le esigenze del mondo delle imprese e del mondo dei lavoratori, ignara del fatto che ormai i piccoli ristoratori o piccole sono diventati al pari delle grandi aziende energivore. Non servono più bonus o interventi palliativi, ma c’è bisogno di interventi strutturali per salvaguardare l'occupazione e per far sì che le aziende rimangono aperte».
I sindacalista cislino si rivolge direttamente alla politica: «Roberto Occhiuto in un suo intervento a chiusura della scorsa campagna elettorale diceva che desiderava che essere calabrese non fosse un marchio ma un timbro di qualità. Allora deve intervenire miscelando le risorse nazionali con quelle regionali per mettere in sicurezza tutto il sistema economico, produttivo e sociale di questa regione che da qui ai prossimi giorni rischia di collassare».
«Abbiamo già tante imprese che hanno ridotto la produzione, altre che iniziano a chiudere e, soprattutto, non riapriranno più e di conseguenza tanti lavoratori che ritroveremo in mezzo ad una strada. Non possiamo permetterlo – conclude – abbiamo bisogno di sicurezza sulla ripresa economica e dei consumi».