Ripensare la forma e le funzioni della città con uno sguardo alle categorie fragili. Parte con questo scopo a Soverato il primo laboratorio di rigenerazione urbana interdemografica. Un percorso per step che coinvolgerà gli ordini professionali di riferimento, che ha preso il via con un confronto tra esperti del settore al palazzo di città, coordinato dal docente dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria Isidoro Pennisi che ha messo in risalto la dimensione sociale della rigenerazione urbana, la stessa sperimentata da Elena Improta, presidente dell'associazione Oltre Lo sguardo e madre di un ragazzo con tetraparesi spastica, che ha portato nella città ionica la sua personale esperienza.

«Sono mamma di un uomo oramai di 34 anni con una gravissima disabilità – racconta -, ero trapiantata da anni a Roma e ho cambiato città per costruire un co-housing, un gruppo appartamento per persone con disabilità. Siamo andati proprio a cercare nell'urbanistica della bassa Toscana, un condominio che avesse determinati requisiti e oggi, dopo tre anni, possiamo dire che è stata una piccola vittoria quella di avere “la casa di Mario”, così si chiama, è una realtà unica sul territorio delle colline della Maremma, in cui coabitano persone neurotipiche con persone con disabilità».

Ci sono dunque spazi a Soverato che dovranno e potranno essere rivisti in funzione di questo progetto? Per il sindaco Daniele Vacca «assolutamente sì. Noi pensiamo che gli spazi da considerare non devono essere solo a Soverato, ma questo workshop deve essere pensato come un workshop d'ambito, essendo la nostra città capo ambito di 28 comuni. Quindi successivamente ci sarà anche il coinvolgimento di tutti gli altri enti locali». «Abbiamo voluto cambiare un po il l'incipit di tutte le nostre attività – spiega l'architetto e tutor del workshop, Biagio Cantisani - creando questo modello a cui poi noi come architetti ci dovremo rivolgere per progettare e inventare degli spazi all'interno dei quali però tutto quello che verrà detto oggi, e anche successivamente, possa trovare uno sbocco».