«Inauguriamo questo Centro del riuso, confidando che la cittadinanza voglia sostenere la nostra esperienza dimostrando di continuare a credere in noi e nei valori che ancora ci ispirano. Qui sarà possibile donare oggetti e arredi in buone condizioni affinché siano recuperati nei nostri moderni laboratori di restauro, falegnameria e tappezzeria. Invece di diventare scarto per la discarica potranno avere nuova vita ed essere destinati a un circuito di economia circolare reale improntato alla trasparenza e alla legalità. Il tutto sarà realizzato anche da dipendenti di etnia rom e sarà sostenuto dal nostro impegno e dalla scelta consapevole e responsabile della cittadinanza».

Così Domenico Modafferi, presidente della cooperativa Rom 1995 in occasione dell'inaugurazione del Centro del Riuso allestito nel bene confiscato a Condera, Reggio Calabria. Immobile sottratto alla 'ndrangheta che la stessa cooperativa gestisce dai lontani anni 2000. Il primo a essere assegnato con fini sociali sul territorio comunale di Reggio Calabria.

Dona e ricicla

Spazio “Dona e ricicla” si legge proprio all’ingresso del Centro del Riuso della cooperativa Rom 1995 e questo è l'invito alla cittadinanza che racchiude il senso di questa esperienza che oggi riparte nel segno dei valori originari: rispetto dell’ambiente, la legalità, trattandosi per altro del primo bene confiscato assegnato nel comune di Reggio Calabria nei lontani anni 2000 con Italo Falcomatà sindaco, e dell’integrazione sociale di persone di etnia Rom attraverso il lavoro.

Gremita la sala incontri intitolata alla memoria dell’ingegnere Tommaso Marino, generoso amico e collaboratore della cooperativa Rom 1995 scomparso qualche anno fa, in occasione di questo momento inaugurale. Presenti autorevoli rappresentanti istituzionale e del Terzo settore e cittadinanza.

Stessa mission e nuovo percorso

«Siamo molto felici di questo nuovo percorso che proponiamo alla cittadinanza di compiere con noi. Questo Centro del Riuso arriva dopo anni difficili - spiega Domenico Modafferi, presidente della cooperativa Rom 1995 - in cui abbiamo dovuto resistere. Siamo partiti in 25 nel 2000 con la raccolta di rifiuti ingombranti e su strada. Poi la crisi iniziata nel 2010, dopo la quale abbiamo fatto molta fatica. Oggi ripartiamo con questa nuova avventura in 9con contratti part-time, affiancando all’attività relativa ai rifiuti apparecchiature elettriche e elettroniche (Raee) provenienti da rivenditori e commercianti che dal 2011 ancora svolgiamo, anche quella di recupero e riuso.

 

Il Centro del riuso ha sede al piano terra dove prima erano ubicati gli uffici, spostati adesso al primo piano. Con lo spazio "Dona e riusa" e i laboratori di restauro falegnameria e tappezzeria, ci saranno aule per la formazione e anche un’area adibita a showroom per l’esposizione e la commercializzazione del frutto del nostro recupero. Se l’esperienza crescerà, come noi speriamo, potremo certamente estendere i contratti esistenti e magari anche procedere con nuove assunzioni, rilanciando la nostra esperienza di inserimento lavorativo delle persone di etnia rom. Tutto ciò portando a Reggio un servizio che in altre città è già una virtuosa componente dell’economia circolare reale».

 

La fatica degli ultimi 15 anni

«Un’esperienza andata in crisi nel 2010 quando all’epoca Leonia, nonostante le rassicurazioni del Comune non assecondò l’opzione del subappalto a noi della raccolta dei rifiuti ingombranti. In quel momento iniziarono le nostre difficoltà e una serie di attività precarie che nel tempo non hanno garantito stabilità alla cooperativa. Siamo stati a lungo in cassa integrazione, riuscendo a mantenere tutto il personale assunto. Ci siamo aiutati per un breve lasso di tempo con l’attività su chiamata di traslochi di uffici comunali.

Nel 2015 avevamo iniziato a lavorare sottocosto per Avr espletando la raccolta di rifiuti ingombranti. Una collaborazione senza adeguato corrispettivo che abbiamo interrotto alla fine del 2017 senza però vedere transitare, come promessoci, il personale alle loro dipendenze. Siamo riusciti a mantenerlo come cooperativa solo per poco. Alla fine del 2018 abbiamo, nostro malgrado, dovuto licenziare oltre 10 dipendenti, assunti con contratti a tempo indeterminato e alcuni dei quali anche con quasi 20 anni di anzianità.

Dopo tutte queste fasi difficili e altalenanti oggi siamo qui con la nostra tenacia e la nostra determinazione a dire che vogliamo ancora contribuire al bene comune». 

I partner e i compagni di viaggio

Un racconto intenso corredato da un video che ha preceduto la serie di interventi avviata da Consuelo Nava. Con il laboratorio Abitalab afferente al dipartimento di Architettura e Territorio dell’università Mediterranea, di cui è responsabile e con l’associazione Pensando meridiano presieduta da Giuseppe Mangano, ha prestato la consulenza scientifica al progetto. Prezioso l’apporto della prima laureata in Design presso la Mediterranea, la giovane, timida e talentuosa, Siria Mangiulli.

Accanto alla cooperativa Rom 1995 dalla prima ora ci sono ancora le cosiddette associazioni del cartello: Piccola opera Papa Giovanni, Libera, centro comunitario Agape, Caritas Reggio Calabria, Legambiente, CVX, Azione cattolica diocesana e Movimento di volontariato italiano.

Un progetto antico e adesso realizzato

Il centro del Riuso, in origine la ricicleria che avrebbe dovuto sorgere al secondo piano dello stabile confiscato quando la cooperativa espletava la raccolta di rifiuti ingombranti, è stato adesso realizzato al piano terra.

Quel progetto inizialmente abbandonato oggi è stato finanziato con 400mila euro del Comune, a valere sui fondi del Pon Metro 2014/2020, e con un gran lavoro dei dipendenti della stessa cooperativa. La cooperativa si è anche avvalsa di un finanziamento con bando comunale Resilienza.

Ispirazione immutata e rinnovata

«Oggi siamo qui per inaugurare questo Centro del Riuso, con le sue sale formazioni, questa sala incontri, i laboratori e lo show-room. Così la nostra cooperativa, che con grande fatica è riuscita a non chiudere, riparte con slancio. Confidiamo che la cittadinanza voglia sostenere la nostra esperienza dimostrando di continuare a credere in noi e nei valori che ancora ci ispirano.

Facevo doposcuola con i Rom nel quartiere 208 a Sbarre prima che fosse smantellatoL’idea di riscattare con il lavoro le persone che vivevano in quel degrado e che volessero una vita diversa, nacque allora. Adesso il nostro percorso si apre al dono di oggetti di cui prolunghiamo la vita per abbattere lo spreco, in un circuito di piena trasparenza e legalità, fondato sull’apporto lavorativo dei Rom.

Con il dono andremo avanti esattamente come con il dono delle famiglie Scrivo, Bonocore e del liceo scientifico Alessandro Volta stiamo aprendo oggi. Sono oggetti e arredi da loro donati ad essere stati già restaurati prima di essere esposti nel nostro showroom». Così Domenico Modafferi, presidente della cooperativa Rom 1995.

Educazione di qualità e riciclo 

«Con questo progetto allarghiamo la nostra Terza missione, operando nell’ambito dei goal 4 educazione di qualità e 12 riciclo dei 17 indicati dalle Nazioni Unite come obiettivi da raggiungere entro il 2030. Valore aggiunto di questo percorso è l’impiego di arredi riciclati anche per arredare questo centro. Dunque la vita torna sempre e alimenta la consapevolezza e il valore del luogo in cui siamo». Così Consuelo Nava responsabile laboratorio Abitalab afferente al dipartimento Architettura e Territori dell’Università mediterranea di Reggio Calabria.

La visione è il valore 

«Ciascuno dei locali è stato progettato con cura. Per ogni macchinario abbiamo previsto un totem che sia anche uno strumento didattico per le scuole che verranno a visitare il centro». Così Giuseppe Mangano, presidente uscente dell’associazione Pensando Meridiano.

Un punto luce prezioso in una città disgregata 

«”Bussate e vi sarà aperto". Mi è venuto in mente questo passo del Vangelo ascoltando con quanta determinazione e caparbietà avete portato avanti questo progetto. Sono ammirato e anche "arrabbiato". Nonostante questi punti luce, la città si mostra disgregata». Così l’arcivescovo di Reggio Calabria Bova, monsignor Fortunato Morrone. 

Nuove possibilità per gli oggetti e le persone 

«Questa esperienza ci insegna tanto. Immensi sono i benefici dell’economia circolare e solidale che innesca. Da ciò che apparentemente sembra avere esaurito la sua funzione si può trarre qualcosa di rigenerato. Si può sempre ricominciare. Questo è un luogo di speranza, dove nuove possibilità di vita hanno gli oggetti e anche le persone». Così il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.