Reddito di cittadinanza tra luci e ombre. In una Calabria in cui il lavoro latita e chi può va via, ad agosto 2021 sono stati 87.226 i nuclei che hanno ricevuto la cifra che dovrebbe aiutarli a sostenere le spese fino a che non troveranno un lavoro per un periodo di 18 mesi.

Il reddito di cittadinanza in Calabria

In tutto si parla di una platea di 197 mila cittadini per una media di 542 euro al mese. I sindacati che con i lori caf e uffici hanno il polso della situazione, non nascondono le fragilità e le crepe di uno strumento messo in queste settimane sotto la lente di ingrandimento e su cui tanti hanno puntato il dito contro, grazie anche ai cosiddetti furbetti. Ma per le sigle si tratta di uno strumento necessario, ma che così come è stato progettato ha dato ampiamente modo di far capire di non avere centrato l’obiettivo.

I sindacati: «Neanche un ricollocamento»

Ne abbiamo discusso con il segretario generale della Cisl Calabria Tonino Russo e con il direttore Inca-Cgil Lamezia Catanzaro Marco Grande. A richiedere il sostegno sono figure disparate difficilmente inquadrabili in un identikit preciso. Il problema è che nessuno è mai stato ricollocato, nessuno ha mai rinunciato al sostegno perché ha iniziato un’attività lavorativa. È più semplice capiti che si accetti un lavoroa in nero, per non perdere il reddito e accumulare. E non sono pochi coloro che sono stati individuati e hanno così visto decadere il loro diritto al rdc.

In Calabria centri per l'impiego bypassati

Marco Grande solleva il mancato coinvolgimento di un anello importante: i centri per l’impiego. Sarebbero questi a vigilare e a garantire sull’offerta. Chi cerca lavoratori, invece, sorpassa a piè pari qualunque figura istituzionale, “contrattando” spesso le condizioni e la remunerazione. Bisogna, insomma, partire da nuove considerazione e nuovi approcci. Per Tonino Russo dal 2019 «il reddito di cittadinanza ha tolto da una situazione di povertà assoluta molti lavoratori, ma allo stesso tempo ha fallito il suo obiettivo».

«Reddito di cittadinanza? Un fallimento»

«Doveva servire in una fase di ricerca di nuova occupazione ed essere collegato alle politiche attive per il reinserimento lavorativo – ricorda il segretario -. Non ha inserito nemmeno una persona, ha fallito. Quello che serve è quindi creare in Calabria un collegamento, come, ad esempio, il Gol, il programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori». Ma non solo. «Nel Pnrr ci sono anche altre misure, vanno poi riorganizzati ì centri per l’impiego, in Italia c’è un progetto di arruolamento di diecimila unità, cinquecento in Calabria. È tutto pronto per partire, ma si resta fermi. Senza questo passaggio, non si può proseguire e orientare verso nuove politiche attive del lavoro».

Il lavoro in Calabria

Marco Grande interviene poi sui famosi “lavori rifiutati a causa del reddito di cittadinanza”. «Spesso – spiega il sindacalista – si tratta di lavori non a norma, che esulano dai contratti collettivi del lavoro o nei cui contratti non vengono rispecchiate le condizioni effettive di lavoro. Se si propone ad una persona di lavorare per seicento euro dalle dieci alle dodici euro al giorno, è facile che questi rinunci. Ecco perché è importante il ruolo dei centri per l’impiego».

Ci sono poi i “furbetti”: «Bisogna poi intensificare i controlli - sottolinea il segretario Russo - specie sui requisiti e fare in modo che questo percorso rimanga il più breve possibile.

Una questione affrontata anche da Alleanza contro la Povertà, guidata in Calabria da Don Giacomo Panizza, che boccia il Rdc qualora possa portare a poggiarsi sugli allori: «Il reddito di cittadinanza va accompagnato dalla costruzione di posti di lavoro. I percettori devono essere educati a non fare a meno del lavoro, anche ad inventarlo, magari con percorsi specifici».