Secondo la Cgia di Mestre l'incidenza del fenomeno è la più alta d'Italia, situazione che potrebbe pregiudicare l’equità del sussidio. Siclari (FI): «Assistenzialismo inutile». Ecco quanti sono gli irregolari
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Quando arriverà, il reddito di cittadinanza in Calabria dovrà fare i conti con un’insidia molto difficile da evitare. È questa, infatti, la regione con la percentuale più alta di lavoratori a nero, il 9,9% del totale, pari a circa 146mila unità, per un valore aggiunto sommerso di quasi 3 miliardi di euro.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto della Cgia di Mestre, l’associazione di artigiani e piccole imprese che rappresenta un punto di riferimento nazionale grazie al suo centro studi.
Secondo la ricerca, l’Italia appare come un Paese sempre più spaccato a metà. «Se dopo la crisi - si legge nel report -, il Nord ha ripreso a correre e con qualche difficoltà tiene il passo della locomotiva d’Europa, vale a dire la Germania, il Sud, invece, arranca e presenta una situazione socio occupazionale addirittura peggiore della Grecia, che da oltre un decennio è stabilmente il fanalino di coda dell’Eurozona».
Un quadro tutt’altro che confortante, che si innesta sulle pessimistiche previsioni per l’economia globale, sulla quale sembra incombere una nuova crisi simile a quella del 2008.
Nel contesto italiano, la Calabria – com’è noto – è la regione che se la passa peggio, con un tasso di disoccupazione riferito a tutta la popolazione in età lavorativa del 19,3%, quasi il doppio della media italiana che è poco al di sotto dell’11%. Notte ancora più scura per i giovani, con il 55,6 % di loro che risulta disoccupato (Eurostat).
Ma spesso chi un lavoro ufficialmente non ce l’ha, poi in realtà lavora in nero, senza garanzie contrattuali e coperture assicurative. Su questa problematica si è concentrata la Cgia di Mestre, comparando una serie di indicatori economici, occupazionali e sociali.
«Il divario tra il Nord e il Sud del nostro Paese – ha commentato il segretario dell’associazione, Renato Mason - ha radici lontane che risalgono addirittura all’unità d’Italia. Purtroppo, le politiche pubbliche di sviluppo messe in campo in questi ultimi 70 anni non hanno accorciato le distanze tra queste realtà. Anzi, per certi versi sono aumentate, poiché i livelli di crescita delle regioni settentrionali sono stati decisamente superiori a quelli registrati nel meridione, che si conferma una delle aree economiche più disagiate dell’intera Eurozona».
In un Paese che presenta uno squilibrio così marcato tra le principali ripartizioni geografiche – si avverte nella ricerca -, i dati statistici medi dell’Italia vanno sempre interpretati con le dovute cautele. In particolar modo per la forte presenza dell’economia non osservata che, solo per la parte del lavoro irregolare, produce nel Mezzogiorno oltre 27 miliardi di euro di valore aggiunto sommerso all’anno. Di questi, come accennato, 3 miliardi di euro sono riferibili alla sola Calabria.
«Il Sud – chiarisce il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo - può contare su una presenza di oltre 1 milione e 300 mila lavoratori in nero che rende le statistiche ufficiali sul mercato del lavoro meno allarmanti di quanto appaiono. Detto ciò, nessuno giustifica questo fenomeno quando è controllato da organizzazioni criminali o da caporali. Tuttavia, se il sommerso è una conseguenza del mancato sviluppo economico di un territorio, al tempo stesso rappresenta un ammortizzatore che consente a migliaia e migliaia di famiglie di non scivolare nella povertà o nell’esclusione sociale».
Sulla questione è intervenuto il senatore calabrese Marco Siclari, che ha invitato a non sottovalutare i dati della Cgia. «Economia, lavoro e sociale sono le parole chiave per rilanciare il Sud Italia - ha affermato l’esponente di Forza Italia-, parole che questo Governo sembra aver dimenticando segnando un divario enorme con il nord Italia e, di fatto, spaccando il paese in due. I numeri parlano chiaro, mentre il Nord insegue le grandi potenze europee come la Germania, il Sud rimane a guardare avvicinandosi sempre di più ad una situazione di crisi irreversibile. Ma davvero al Governo credono ancora di poter prendere in giro gli italiani con il reddito di cittadinanza? Davvero credono che questa politica assistenzialista aiuterà il Sud a uscire dalla crisi? Servono investimenti seri, infrastrutture, un piano di rilancio economico che parta dal lavoro che metta fine a quello sommerso. Servono diritti ed uguaglianza».