La sede centrale dell’Inps, all’inizio del mese di ottobre, ha comunicato di aver inviato un messaggio sul telefonino di alcuni percettori del reddito di cittadinanza per chiedere loro un’integrazione dei dati che sarebbe dovuta pervenire entro il 21 ottobre attraverso la pagina web dedicata. 

Si tratta di una integrazione che è stata chiesta solo a coloro i quali hanno presentato la richiesta per il sussidio nel mese di marzo, quando ancora non erano stati introdotti per legge i nuovi requisiti, più stringenti, per accedere al reddito. 

Le integrazioni per accedere al beneficio

Sono due le integrazioni che sono state richieste: la prima serve per attestare che i beneficiari non siano sottoposti a misure cautelari e non siano stati condannati in via definitiva negli ultimi dieci anni. La seconda è una dichiarazione con cui si attesta che nessun componente del nucleo sia diventato disoccupato a seguito di dimissioni volontarie.

Infine, per i cittadini extracomunitari c’è una terza dichiarazione, che deve essere rilasciata dalle autorità dello Stato di provenienza e deve essere tradotta in italiano e vidimata dal consolato per accertare il possesso dei requisiti richiesti.

In tutta Italia sono circa 100mila le famiglie che non hanno eseguito la procedura e alle quali è stato sospeso il contributo sino all’acquisizione dell’istanza. 

Parola ai cittadini 

Ciò che però lamentano molti cittadini che si stanno recando in questi giorni nelle sedi Inps provinciali, è che la comunicazione sul telefonino, per cause diverse, non è mai arrivata.

«Io questo mese sono senza soldi e non so come fare – ha spiegato una signora alla quale non è arrivato il messaggio dell’Inps – ed è da una settimana che cerco di risolvere il problema perché l’Inps scarica la colpa al patronato ed il patronato all’Inps». Un’altra signora, invece, ha scoperto che il numero fornito nella sottoscrizione della domanda era sbagliato e quindi il messaggio non è mai arrivato. 

C’è anche chi ha ricevuto il messaggio ed ha inserito i codici, ma pare che la procedura non sia stata eseguita correttamente. E poi, c’è chi pensa sia «tutta una manovra per risparmiare soldi a danno delle categorie più deboli».