C’è una doppia velocità nella programmazione del Piano per la spesa del recovery fund, e il segretario regionale della Cgil, Angelo Sposato, la soffre ma rilancia: «C’è ancora il tempo per una sessione straordinaria del Consiglio regionale aperta alla deputazione calabrese e alle parti sociali». A fine aprile Roma trasmetterà a Bruxelles i progetti per cui chiede i fondi, e solo per quel periodo – annuncia Sposato - «la sottosegretaria Dalila Nesci ha fissato un incontro richiesto da Cgil, Cisl e Uil: era meglio vedersi prima».

C’è il rischio che il confronto avvenga fuori tempo massimo, condizione ancora più amara perché – come racconta Rocco Leonetti, presidente dell’associazione rappresentativa degli 11 consorzi di bonifica calabresi (Anbi) - «abbiamo illustrato alla sottosegretaria i nostri progetti e si è dimostrata disponibile a sostenerli».

Anbi ha chiesto un confronto e l’ha ottenuto, mentre il sindacato può attendere anche rispetto alle cose che competono alla Cittadella. «Purtroppo – prosegue Sposato – le nostre richieste di confronto non hanno ottenuto risposta. Noi pensiamo che però il tempo ancora ci sia per arrivare a un patto che, approfittando del clima di concordia nazionale imposto dal governo Draghi, coinvolga le forze politiche e il partenariato sociale ed economico».
La Calabria corre con metodologia frammentaria verso l’appuntamento fatidico. È vero che l’Anbi ha illustrato anche ai Dipartimenti regionali competenti il complesso dei progetti presentati – chiedendo opere per 7 delle 8 dighe gestite – ma se a Leonetti si chiede come mai è stata chiesta, ed ottenuta, l’interlocuzione con Roma, lui risponde che «è sempre meglio in questi casi».

L’appuntamento con la pianificazione epocale per uscire dalla crisi economica determinata dalla pandemia, quindi, in Calabria è diventato un mix di metodo antico e moderno. I sindaci e il sindacato lamentano il mancato coinvolgimento, gli industriali sperano in un accordo siglato a settembre, e ognuno si arrangia come può. «Abbiamo presentato progetti per oltre 610 milioni – riferisce Leonetti – e per metà di tratta di progetti preliminari che abbiamo presentato proprio per il recovery, mentre il resto sono interventi cantierabili che in passato avevamo provato a realizzare attraverso altre forme di finanziamento».

Non è solo una questione di metodo, quindi, ma anche di contenuti dei prestiti che si va a chiedere all’Ue con questa programmazione straordinaria che, invece, per Sposato, può essere soprattutto «l’occasione per lanciare un Piano di investimenti da parte delle grandi società pubbliche che possono sfruttare l’attrattività delle zes calabresi».

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