«Considero iniqua verso il Mezzogiorno e la Calabria la ripartizione dei fondi previsti dal recovery plan predisposto dal Governo». È quanto afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Giovanni Arruzzolo, che aggiunge: «I timori manifestati da molti governatori del Sud, già all’inizio di dicembre, alla luce dei fatti si stanno dimostrando fondati»

«Basti pensare, una fra tutte – spiega -, che è sparita da ogni prospettiva statale la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria da Salerno fino a Reggio Calabria. Nel piano predisposto dal governo Conte si parla di velocizzazione della linea. Per non parlare, poi, del Porto terminal container di Gioia Tauro, escluso dal piano a discapito dei porti transhipment di Genova e Trieste, definiti “nodi strategici” nei traffici da e per il medio-estremo Oriente, cui sono stati assegnati, rispettivamente, 500 e 400 mln di euro».

E ancora: «I 209 miliardi che l’Europa ha destinato all’Italia, per rilanciare il Paese e l’economia dopo la pandemia da covid-19, hanno come fine principale quello di riequilibrare l’Italia nelle infrastrutture, nei trasporti, nei collegamenti ferroviari e stradali, nell’ammodernamento della pubblica amministrazione, nel potenziamento dell’assistenza sanitaria nei territori, nella costruzione di nuovi ospedali, e nel colmare il cosiddetto “digital-divide”, lavoro per i giovani, secondo una logica di coesione nazionale che è nelle stesse intenzioni del fondo europeo. Nulla di tutto questo sembra, invece, profilarsi all’orizzonte».

«La logica di questo Governo, in crisi e al momento senza alcun sostegno parlamentare per governare – continua il presidente del Consiglio regionale -, è stata quella di mettere insieme fondi del recovery plan e fondi europei ordinari, dimenticando che i 209 miliardi assegnati all’Italia, la cifra più alta assegnata ad un Paese europeo, è relativa alla presenza della più forte sperequazione territoriale d’Europa, quella, appunto, tra il Nord ed il Sud. Si è scelto, invece secondo la bozza discussa in questi giorni a palazzo Chigi, di dimezzare la quota destinata al Mezzogiorno, fissata ora al 34%, considerando come base della ripartizione nazionale la sola percentuale della popolazione. È ovvio, che questa nuova ripartizione vada a tutto vantaggio del Centro-Nord. È una prospettiva che non intendiamo assolutamente accettare, perché andrà, come al solito a sostenere le aree più attrezzate del Paese, aumentando, di conseguenza – conclude - quel divario che già pesa alla Calabria ed all’intero Mezzogiorno».