A volte all’interno della pubblica amministrazione accadono cose così strane che tramutano l’ovvio in straordinario e lo straordinario in situazioni paradossali. È il caso del centro sportivo di Insiti, composto da due plessi ed una superficie di raccordo di circa 3 ettari per un valore giudiziario calcolato attorno a circa 20 milioni di euro. Una struttura, realizzata negli anni ’70 con l’intento di creare dei servizi per lo sport in privilegio alle due estinte città di Corigliano e Rossano, mai effettivamente decollata e che è stata per anni l’emblema dell’abbandono istituzionale del territorio ionico. Fino alla legge regionale Graziano, istitutiva della nuova Città, che quasi in segno di riscatto e rivalsa verso il passato ha individuato proprio in quell’area il centro per la nuova cittadella comunale. Una superficie sulla quale dovrà sorgere la sede del nuovo municipio ed i servizi annessi, a due passi dal costruendo ospedale della Sibaritide, a ridosso della Statale 106 (a valle) e della linea ferroviaria ionica (a monte) e all’esatto centro tra i contesti urbani di Rossano e Corigliano.

Una struttura inaccessibile e che non vede un Sindaco da decenni

Bene, questa struttura, oggi, è recintata su tutto il suo perimetro e inaccessibile. E questo perché un privato che, negli anni scorsi aveva chiesto e ottenuto la gestione dell’immobile all’allora comune di Corigliano (geograficamente il sito è nel territorio di pertinenza dell’ex comune ausonico), rivendica il suo diritto all’usucapione. Come dargli torto? Se in quella struttura pubblica, dimenticata per anni dalle istituzioni civiche, un sindaco piuttosto che un funzionario e/o addetto del comune non mettono piede ufficialmente da quasi un ventennio?

E sia chiaro, il “palazzetto di Insiti” oggi non funziona – così come nelle sue originarie corde – da struttura polivalente per lo sport, ma il gestore privato ha inteso – senza che mai nessuno gli obiettasse nulla – sfruttare l’area non edificata a fini agricoli mentre all’interno delle quattro (si fa per dire) mura rimane il totale abbandono.

Le responsabilità delle istituzioni locali

È chiaro allora chiedersi il perché si sia giunti a tanto. «Come mai – così come denuncia il presidente del Comitato 100 Associazioni, Amerigo Minnicelli – l’allora comune di Corigliano e da ultimo l’ex sindaco Giuseppe Geraci, ha permesso che avvenissero dei fatti reversibili, come la perdita del possesso in questo momento, e altri irreversibili, come la perdita della proprietà, con procedimenti giudiziari che pendono da tempo».

Insomma, c’è un’assurdità di fondo in questa storia - vera e intrisa di grottesco – che un bene pubblico che nella Legge Graziano figura come parte della costruzione della cittadella comunale di Corigliano-Rossano, si trova in mano ad un privato. «Che – precisa il presidente del Comitato 100 Associazioni, promotore iniziale della fusione delle due città – ha sfruttato l’immobile mentre il Comune di Corigliano, così come anche quello di Rossano, hanno lasciato che tutto accadesse senza muovere nulla».

«Siamo davanti all'eredità di Pulcinella»

«Purtroppo – incalza Minnicelli – ci troviamo difronte al testamento di Pulcinella, dove il privato dice di aver ereditato questo immobile nel silenzio di tutti. È evidente che siamo alle cose ridicole. Tanto ridicole, però, che due comuni, insieme, non sono riusciti a risolvere la vicenda perché hanno gestito questa cosa in modo pedestre».

E sul futuro? «Sicuramente – aggiunge sempre Minnicelli – questo bene ritornerà di proprietà del Comune. Non si sa a quali costi ma ritornerà. È logico, però, che questo bene sarebbe già dovuto essere pubblico ed il pubblico non avrebbe dovuto spendere un euro per riaverlo indietro».

Dunque, quello che dovrebbe essere il luogo per eccellenza su cui fa sorgere la casa dei cittadini di Corigliano-Rossano oggi si trova fuori dalle disponibilità degli stessi cittadini.