È troppo presto per esprimere un giudizio complessivo sulla prima edizione di Vinitaly and the City partita ieri sera a Sibari.

 Il venerdì ha dato grande centralità alle istituzioni, alla politica, alla burocrazia: un segnale di attenzione e di interesse, certo, visto l’elevato numero di presenze che è inutile elencare.

La mia personale proposta, da comunicatore, è sempre quella di riempire di contenuti forti anche questi momenti inaugurali. Partire sempre dai dati, dai numeri, da un’analisi della situazione, e lanciare messaggi tanto chiari quanto forti: abbiamo fatto questo, stiamo per fare quest’altro, questi i primi risultati, ci aspettiamo entro la data del… di raggiungere questi altri obiettivi. Una pura questione di metodo che agevola anche il lavoro dei giornalisti.

Qualcuno potrebbe osservare che la notizia più importante stava proprio nella novità del Vinitaly and the City in un’area adiacente a quella degli scavi archeologici che richiamano la leggendaria Sibari-Turi. Sarebbe poco corretto dire che non è così, ma si deve fare anche altro. Ad esempio presentare un rapporto (magari annuale) sullo stato della vitivinicoltura calabrese, come del resto si fa proprio nelle grandi fiere. Snocciolare statistiche, ed in tal senso un contributo fondamentale dovrebbe giungere anche dai Consorzi, a partire da quello del Cirò che rappresenta l’area Dop più vasta. E sarebbe stato bello e utile farlo proprio perché è in corso la vendemmia 2024.

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Risposte semplici a domande scontate: quanto vino produce la Calabria, e quanto di questo è Dop? Quanto vino consuma la Calabria? Quali sono le quote di export del vino calabrese e in quali Paesi? Qual è il rapporto tra il mercato nazionale del vino e la Calabria? Qual è il peso delle singole Dop, considerando le cinque province? Qual è lo stato di salute dei vini calabresi, tra rossi importanti, rosati, bianchi, bollicine, passiti? Qual è il prezzo medio delle etichette made in Calabria? Qual è il rapporto tra investimenti pubblici ed aumento del Pil?

Economia da mettere al centro, perché il rischio di proporre passerelle, o di ascoltare qualche ragionamento intriso di retorica, è sempre dietro l’angolo. Non è il caso dell’esordio di ieri, che merita attenzione e se vogliamo anche rispetto, perché è un primo passo ed una novità in sé. Diciamo che queste considerazioni possono essere utili se si immaginano percorsi poliennali.

La Calabria ha bisogno di fatti, di traguardi raggiunti o da raggiungere, di obiettivi da perseguire e da monitorare. Del resto sono proprio i fatti a determinare il consenso sia degli operatori sia degli elettori.

Un secondo aspetto fondamentale è quello di collegare finalmente in modo intelligente e professionale, trasformandolo anche in un potente attrattore turistico, l’immenso patrimonio storico, archeologico, culturale e identitario di una regione antichissima con l’agroalimentare in genere, e con il vino in particolare. Per soffermarci su questo argomento di rilevanza strategica, occorre comprendere quale sarà l’andamento delle giornate di sabato e di domenica. Intanto possiamo soffermarci sul funzionamento dei servizi. Quello delle navette, ad esempio, ed ho avuto modo di constatarlo di persona, è stato positivo ed ho incontrato anche personale attento e disponibile.

 Oggi ascolteremo, anche nel corso degli incontri televisivi di Grand Terroir, sistema specializzato firmato Network LaC, le opinioni dei produttori, dei vitivinicoltori, dei vignaioli alle prese, proprio in questi giorni, con una vendemmia anticipata di almeno quindici giorni. I cambiamenti climatici non sono solo un argomento da accademici e scienziati, ma vita reale e vissuta. In un post Facebook di ieri l’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo, ha scritto: “Vinitaly a Sibari. Per me, un sogno. Per la Calabria intera, spero, un motivo di orgoglio”. Fermiamoci qui!