Secondo il coordinatore regionale di Articolo1 MDP il medico di Crotone che ha guidato il primo trapianto di volto umano è un esempio che evidenzia «tutte le contraddizioni di un sistema perverso»
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«Nelle scorse settimane, all’ospedale Sant’Andrea di Roma è stato eseguito il primo trapianto di volto umano. Questo rappresenta un importante traguardo in campo medico ma, diventa nel contempo lo specchio della società in cui viviamo, evidenziando tutte le drammatiche contraddizioni.
A guidare le equipe mediche, infatti, c'era anche il chirurgo crotonese Benedetto Longo a cui rivolgiamo i nostri complimenti e un caloroso ringraziamento per averci reso orgogliosi di essere calabresi, ma ora che i riflettori si sono spenti riteniamo necessario fare alcune riflessioni.
Premiato come miglior chirurgo plastico Europeo nel 2015 con l’Hans Anderl Award, e nel 2014 come miglior giovane chirurgo plastico Europeo con l’American/European Association of Plastic Surgeons Fellowship Award, Benedetto Longo è ancora precario. Ha un curriculum eccellente, eppure non ha un lavoro stabile e duraturo, degno di eccellenza. Ha un contrattino da ricercatore alla Sapienza che il chirurgo capo dell’unità chirurgia plastica e ricostruttiva Fabio Santanelli riesce a coprire con i fondi raccolti.
Si sente spesso parlare della cosiddetta “fuga dei cervelli”, di quei tanti giovani laureati o dottorandi che scelgono di partire all’estero per lavorare, cercando migliori opportunità e soprattutto un riconoscimento delle loro capacità, sono tanti infatti coloro che si trovano a collaborare anni e anni con i nostri atenei, da lavoratori precari, facendo spesso da semplici assistenti ai cosiddetti baroni delle università con compensi irrisori, per cui tanti giovani lasciano il nostro Paese per continuare nei loro studi e ricerche e molti di loro esprimono al meglio le proprie potenzialità arrivando a risultati di cui si parla a livello internazionale.
Rovescio della stessa medaglia è lo stato in cui vivono i giovani che decidono di restare nella loro terra, fatto di una precarietà che ruba il futuro e spegne i sogni.
Per noi rappresentare i bisogni del mondo del lavoro, dei giovani, dei ceti più deboli, fa parte della nostra azione e del nostro impegno politico, ma questo non basta più.
Il mercato del lavoro e la società sono radicalmente cambiate e paradossalmente i ceti deboli sono anche quelle “eccellenze”come Benedetto Longo di cui si ignorava l’esistenza fino a quando una vicenda di così alto livello mette ancora più in evidenza tutte le contraddizioni di un sistema perverso e per molti versi sconosciuto.
Ecco perché servono politiche del lavoro che aiutino a superare il precariato e garantiscano un reddito dignitoso, che consenta di progettare la propria vita e di realizzare i propri sogni.
Occorre un vero piano del lavoro che racchiuda un progetto complessivo con al centro le politiche per un lavoro dignitoso con un reddito dignitoso. Oggi non possiamo permetterci un neoassistenzialismo fatto di “pannicelli caldi” che non risolvono il problema.
Siamo diventati un Paese di working poors, poveri anche lavorando. Quante famiglie povere potranno trarre un giovamento duraturo da queste misure? Come faranno i Comuni ad attuare avviamenti al lavoro, se non hanno i fondi per chiudere i bilanci?
Il capitalismo finanziario ha prodotto una lunga crisi e le false promesse del neoliberismo, hanno enormemente accresciuto le diseguaglianze, svalutato il lavoro e compresso i suoi diritti, hanno costretto alla chiusura tante aziende e tante piccole e medie attività.
I giovani sono costretti ad una disoccupazione di massa e ad una precarietà endemica.
L'istruzione, la sanità e la previdenza pubbliche, sono state piegate e svuotate.?
Il ceto medio è stato duramente colpito e si è allargata l'area di povertà e insicurezza sociale.
Il lungo ciclo della precarizzazione, contrariamente alle promesse liberiste, ha bloccato la crescita della produttività, ha svuotato la dignità dei salari, ha accresciuto la disoccupazione, ha dequalificato una parte importante del nostro apparato produttivo.
Oggi siamo il Paese con il lavoro più precario d'Europa, e con il più alto tasso di disoccupazione giovanile.
Questa è la posta in gioco e noi ci batteremo per riaffermare il fondamentale principio su cui si basa la nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”».
Il Coordinatore Regionale Articolo1 MDP Pino Greco