Gli ex percettori di mobilità si sono riuniti nei pressi di piazza municipio per dimostrare la necessità di un percorso che riconosca i diritti acquisiti negli anni
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Sono scesi in piazza in contemporanea alla manifestazione regionale gli ex percettori di mobilità della pubblica amministrazione, della giustizia e dei privati. A Castrovillari in piazza municipio per ribadire la necessità di ottenere una stabilizzazione che riconosca «i diritti acquisiti negli anni» perchè - affermano i protagonisti della protesta - «non riusciamo più a rimanere in questo status». Il dito è puntato contro la Regione Calabria che, a dir loro, li avrebbe abbandonati al proprio destino. Sono ben consapevoli che la stabilizzazione ha bisogno di un «percorso» lungo ma sono disposti ad affrontarlo se la politica farà intravedere loro lo spiraglio di una soluzione possibile.
Il lavoro "se pò fà"
«Abbiamo molti anni di esperienza - ricordano - chi dieci e chi quindici anni nella pubblica amministrazione» e per alcuni comuni ormai sono elemento fondamentale per l'erogazione dei servizi essenziali alla popolazione. Per questo non possono accettare di sentire dire al presidente Jole Santelli che «il lavoro ed il percorso di stabilizzazione "non se pò fa" in romanesco, invece - aggiungo i manifestanti - noi diciamo che il lavoro "se pò fa". Vogliamo lavorare per avere dei diritti come le ferie ed i permessi, ma soprattutto i contributi che si permettano di arrivare ad un età che ci riconosca la pensione».
Alcuni di loro sono ultra sessantenni e non intravedono una prospettiva rosea per il futuro occupazionale. «Dove dobbiamo andare a questa età - dichiara uno di loro - chi ci prende a lavorare? Nessuno. Non abbiamo contributi rischiamo di non avere una pensione, quindi che faremo? Andremo a rubare?». Nel comprensorio del Pollino sono circa 500 i tirocinanti della pubblica amministrazione, della giustizia e del Mibact.
Delusi dalle organizzazioni sindacali
Non hanno paura di lavorare, anzi, in molti settori hanno acquisito una competenza decennale ma chiedono di essere trattati «meglio di come siamo stati trattati fino ad ora - aggiungono - perchè dopo sei anni di servizio nei comuni veniamo utilizzati come dipendenti comunali quando lavoriamo salvo poi essere trattati come lavoratori in nero rispetto ai nostri diritti». «Senza di noi i comuni sarebbero in grande difficoltà» - aggiungono mentre in piazza sono raggiunti da due candidati al ballottaggio Domenico Lo Polito e Giancarlo Lamensa che si sono fermati a parlare con loro per ascoltare le loro ragioni. «I sindaci sono gli unici soggetti che ci stanno vicino in questa battaglia ma chi ci sta deludendo sono le organizzazioni sindacali che ci hanno messo dietro gli immigrati, senza voler fare del razzismo spicciolo. Non vogliamo avere corsie preferenziali ma vorremmo che ci fosse riconosciuto un tavolo di trattativa seria che considerasse i nostri diritti acquisiti negli anni».