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Entro il 31 dicembre i 267 enti locali calabresi, a cui il ministero del Lavoro ha dato il via libera, dovranno contrattualizzare i precari Lsu-Lpu. Dal ministero, per questi contratti sono arrivati 50 milioni di euro, a cui si dovranno aggiungere i 38 stanziati dalla regione. Si tratta di un primo sollievo per questi lavoratori, che da oltre vent’anni sono nelle amministrazioni pubbliche. Dovrebbero infatti essere assunti a tempo determinato, per 12 mesi. Ma con la garanzia che saranno comunque ricollocati anche dopo la fine di questo contratto. La fine di un incubo insomma, per quasi 4 mila calabresi.
Censore – Esulta e rivendica il risultato il deputato del Pd Bruno Censore.
“I problemi che attanagliano la nostra terra possono essere risolti soltanto con la forza dei fatti e in questi giorni stiamo raccogliendo i primi frutti del lungo e avvincente lavoro svolto, nella convinzione che rappresenti solo un primo e decisivo passo su materie delicate come il lavoro e il precariato – ha dichiarato Censore - siamo riusciti a colmare la disparità di trattamento che in passato c’è stata a danno del bacino di lavoratori calabresi, attraverso misure tese ad attenuare una vicenda di inaccettabile precarietà, la cui mancata risoluzione avrebbe seriamente rischiato di mettere in ginocchio non solo il futuro di circa 5.000 lavoratori con le rispettive famiglie ma anche la normale gestione dei servizi essenziali in molti enti locali calabresi”.
"Dalla nostra postazione istituzionale lavoreremo per far sì che ulteriori risorse siano assicurate anche per i prossimi anni, ma intanto – conclude Bruno Censore – un messaggio di forte discontinuità rispetto al passato è arrivato inequivocabilmente anche dal nuovo Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, che ha dimostrato con i fatti la volontà di stare dalla parte dei lavori precari, assicurando risorse regionali pari a 38 milioni di euro che vanno ad aggiungersi alle risorse ministeriali destinate all’uopo, ossia 50 milioni, che serviranno a sostenere il superamento di una condizione di precariato storico, viziata dall’assenza del contratto di lavoro e di copertura previdenziale da quasi un ventennio, serviranno a definire una vicenda che, se non adeguatamente affrontata, avrebbe rischiato di compromettere la normale gestione dei servizi essenziali in molti enti locali e a ridare dignità e prospettive a migliaia di lavoratori calabresi”