Il sindacato di base in disaccordo con l'accordo che «non nomina nemmeno una volta i lavoratori co.co.co». Si invoca la piazza e si convoca una manifestazione di protesta
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«Un accordo scritto volutamente in maniera vaga e confusa per non allarmare né scontentare nessuno. Un capolavoro di vigliaccheria politica e sindacale». Così sentenzia in una nota il sindacato Usb Calabria commentando l’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra Regione e sindacati confederali sulla stabilizzazione del personale sanitario assunto durante l’emergenza pandemica ma con contratti precari.
«Non abbiamo altro modo per definirlo – prosegue nella nota il sindacato - visto che tanto la Regione Calabria quanto le organizzazioni sindacali firmatarie non nominano nemmeno una volta (neanche per sbaglio sic!) la parola “co.co.co.” nelle quattro lunghe pagine che compongono l’accordo. Quindi il nodo centrale della vicenda precari, quello più controverso, non solo non viene affrontato ma addirittura neanche nominato!
Vigliaccheria perpetuata da chi siede ai vertici del dipartimento Tutela della Salute per paura di qualche intervento a gamba tesa della Corte dei Conti ma avvallata dallo squallido teatrino delle organizzazioni sindacali presenti. Poiché nessuno ha il coraggio di affrontare il nodo centrale di tutta la vicenda, lo facciamo noi come Usb ribadendo tre concetti chiari, forse banali ma sicuramente fondamentali.
In primo luogo, i co.co.co devono essere inseriti nella procedura di stabilizzazione perché se lo sono sudati sul campo e poi perché hanno i requisiti previsti dall’art 298 della legge 234, in quanto hanno partecipato a procedure selettive e inoltre sono stati utilizzati come lavoratori subordinati essendo soggetti a turnistica, beggiatura e piano ferie.
Secondariamente, il dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, il commissario ad acta Roberto Occhiuto, e le aziende (non molte per fortuna) che stanno ancora utilizzando i co.co.co. stanno commettendo due macro illeciti. Il primo, come accennato sopra, è l’utilizzo di una forma contrattuale impropria per un lavoro subordinato; il secondo è che tale forma contrattuale all’interno di tutta la pubblica amministrazione è severamente vietata dopo la fine dello stato di emergenza.
In terzo luogo, il dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria e le sigle sindacali firmatarie sono a conoscenza di tutto ciò ma in maniera omertosa, nessuno ne parla nella speranza che il bubbone scoppi il più tardi possibile. L’unica nota positiva di un accordo vigliacco e vago è che finalmente la Regione Calabria, mette nero su bianco i criteri di priorità in base ai quali si può procedere alla stabilizzazione. Questi criteri sono cinque righe inserite nelle quattro pagine famigerate.
Come Usb avevamo chiesto alla regione di procedere alla stesura dei criteri di priorità più di dieci mesi fa. Questo evidenzia un dato sconcertante, cioè il dipartimento Tutela della Salute ci ha messo dieci mesi a scrivere cinque righe, che definire banali è veramente riduttivo. Convinti che solo la lotta dei lavoratori può riuscire a sbloccare il percorso di stabilizzazioni, e garantire il proseguo contrattuale a tutti coloro i quali ancora non hanno raggiunto i 18 mesi, l’Unione Sindacale di Base ha deciso di convocare nelle prossime settimane una manifestazione in cittadella regionale».